A due anni dalla nascita della sezione italiana della rete internazionale Scholars at Risk, l’Ateneo trentino assieme all’Università di Padova rinnova il sostegno a favore delle persone che nel mondo non possono studiare, fare ricerca e insegnare a causa di minacce, intimidazioni, arresti e violazioni dei diritti fondamentali. Gli attacchi documentati sono stati 341 in 47 paesi solo nel 2020. Confermate coordinatrici nazionali Ester Gallo (UniTrento) con Claudia Padovani e Francesca Helm (UniPd).
Sar Italia fa un bilancio dei primi due anni di attività e rilancia l’impegno a favore dei diritti fondamentali e della libertà accademica.
Nel 2019 il rettore dell’Università di Trento, Paolo Collini, e il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, avevano sancito la nascita della sezione italiana della rete internazionale Scholars at Risk (Sar). Da allora le campagne di informazione e sensibilizzazione e le petizioni sono state intense e numerose. Molte sono in corso. Alcune si sono concluse felicemente. Altre tengono ancora con il fiato sospeso. È il caso di Patrick George Zaki, lo studente egiziano che frequentava l’Università di Bologna e che oltre un anno fa era stato arrestato in Egitto ed è tuttora in carcere.
«È una vicenda drammatica, siamo seriamente preoccupati» commenta Ester Gallo, professoressa dell’Università di Trento. Ricorda: «Sar Italia era scesa in campo ancora nel febbraio del 2020 per Zaki. Poi abbiamo lanciato nuovi appelli, anche con la Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), Amnesty International e la rete Scholars at Risk per chiedere alle autorità egiziane la scarcerazione dello studente e perché gli sia concesso il permesso di aspettare il processo a casa con la sua famiglia, dove potrebbe anche riprendersi dalle sofferenze fisiche dopo molti mesi di detenzione».
Ester Gallo e le colleghe dell’Università di Padova, Claudia Padovani e Francesca Helm, ieri sono state riconfermate per un secondo mandato come coordinatrici della sezione Sar Italia e rappresentanti nel Sar International Advisory Committee.
«Sono lieta e onorata di aver avuto la fiducia delle colleghe e dei colleghi della rete Sar Italia per un nuovo mandato come coordinatrice nazionale. Il lavoro che ci attende è complesso, ma il grande impegno ed entusiasmo che caratterizza Sar Italia sarà uno stimolo a fare del nostro meglio nel promuovere progetti di protezione, advocacy e formazione sul tema della libertà accademica. Grazie all’Ufficio di Equità & Diversità e all’Università di Trento che ci ha sostenuto in questi anni di attività, dando un contributo fondamentale allo sviluppo della rete nazionale» commenta Ester Gallo.
La rete di Sar Italia al momento comprende ventotto partner. Il comitato direttivo di Sar Italia per il biennio 2021-2023 sarà composto dalle Università di Padova e di Trento (che sono promotrici dell’iniziativa), di Trieste, di Torino, dalla Scuola normale superiore e da Roma La Sapienza.
Sar Italia intende favorire un coordinamento nazionale volto alla realizzazione di iniziative congiunte a tutela di studiosi/e a rischio, e della libertà accademica in generale, attraverso attività di accoglienza, sensibilizzazione, ricerca e advocacy. L’obiettivo è fare fronte comune per sostenere chi non ha più la possibilità di fare ricerca e insegnare nel proprio paese, a causa di minacce, intimidazioni, arresti e violazioni dei diritti fondamentali.
(e.b.) Ufficio stampa Università di Trento
Scheda
Rete internazionale Scholars at Risk (Sar) - La Sar nasce all'Università di Chicago nel 1999 e ha oggi due sedi: quella statunitense, alla New York University e quella europea alla Maynooth University (Irlanda). Comprende oggi più di 400 atenei in 40 paesi nel mondo. Esistono sezioni nel Regno Unito, Paesi Bassi, Irlanda, Norvegia, Canada, Svizzera, Svezia, Germania, Finlandia, Stati Uniti e Italia.
Nel 2012 Sar ha lanciato un progetto di monitoraggio della libertà accademica con lo scopo di denunciare pubblicamente le violazioni e proteggere le persone vulnerabili. Nel 2015 è stato redatto il primo documento (Free to Think) che analizzava 333 attacchi (dal 2011 al 2015) in 65 paesi, dimostrando la pressante necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica.
Nel 2020, in un solo anno, gli attacchi contro le comunità universitarie documentati sono stati 341 in 47 paesi. Si tratta di violenze da parte di individui armati e gruppi contro campus o singoli studenti e studiosi; di detenzione illecita, pratiche illegali e persecuzioni per limitare ogni libera espressione accademica; di repressione di manifestazioni; di costrizione in campi di rieducazione dove è negata l’assistenza legale e praticata la violenza fisica e psicologica; di pressioni indebite da parte di attori statali e non statali che prevedono reclusione, licenziamenti di massa, azioni penali, restrizioni ai viaggi all’estero, rifiuto mirato di ingresso o uscita dal paese ed espulsioni; di minacce all'autonomia istituzionale, comprese le azioni statali per far chiudere le università e centri di ricerca. L’analisi dimostra che gli attacchi sono condotti da attori statali e non statali, in società democratiche e non: questa violenza non solo danneggia direttamente le persone, ma compromette il sistema di istruzione superiore riducendo il libero spazio di pensiero mettendo in discussione la condivisione di idee in modo libero e sicuro.
Sempre nel 2020, Sar ha ricevuto più di 600 richieste di assistenza da parte di studiose e studiosi in pericolo, riuscendo a creare opportunità di lavoro soltanto per 124. Il 76% ha avuto borse temporanee negli Stati Uniti, Germania, Canada, Norvegia e Olanda. In Italia, gli studiosi in protezione sono attualmente sette in cinque atenei.
Per ulteriori dettagli su Sar Italia.
Per info su Scholars at Risk.
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