La lunga discussione in Consiglio sul Covid ha visto un recepimento soltanto parziale delle proposte del gruppo consiliare del Pd, a prima firma del consigliere Luca Zeni, che aveva presentato tre diverse proposte di risoluzione.
Sicuramente positiva l'approvazione di due risoluzioni che prevedevano:
- la copertura dei tanti ruoli vacanti nel mondo della sanità. Servizi di qualità dipendono anche da un'organizzazione con tutti i posti chiave coperti, con persone che possono dedicarsi al 100% con una prospettiva progettuale.
Oggi, oltre ad avere il Dirigente generale del Dipartimento che fa anche il dirigente del servizio politiche sanitarie, ed il Direttore sanitario dell’Apss che è anche direttore della Prevenzione, mancano ben 18 primari.
Il dispositivo approvato prevede che la giunta “definisca al più presto una programmazione chiara della sanità trentina, con una pianificazione che consenta all'Azienda sanitaria di avere gli elementi per scegliere i migliori primari nei tanti settori oggi scoperti”, e che solleciti l'Azienda sanitaria a ricoprire tali ruoli al più presto sulla base di tale programmazione.
- di garantire la piena funzionalità del settore oncologico, perché ci sono pazienti che attendono da tre mesi interventi chirurgici oncologici.
Ad un anno dall'inizio della pandemia il sistema sanitario deve avere la capacità di garantire interventi così delicati, dove il fattore tempo diventa determinante rispetto al decorso positivo o meno della malattia. La risoluzione approvata prevede una serie di suggerimenti organizzativi per migliorare la qualità dell’organizzazione sulle sale operatorie, come: aumentare gli interventi chirurgici, che non necessitano di rianimazione, in altre strutture ospedaliere; rinforzare il personale della rianimazione dell'ospedale “S. Chiara”; potenziare il coordinamento nella definizione delle priorità degli interventi e dare priorità agli interventi chirurgici principali, rispetto ad azioni di completamento, come ad esempio le plastiche ricostruttive, che possono essere rimandati nel tempo.
Sulla gestione dell'epidemia il Consiglio ha invece registrato una posizione della giunta e della maggioranza leghista molto nervosa e “sulla difensiva”, forse a causa di un preoccupante aumento del contagio in corso.
Così la maggioranza ha respinto una serie di proposte puntuali che miravano a contribuire in maniera costruttiva ad una migliore lotta al covid.
E così la maggioranza provinciale ha detto NO a:
- una rapida somministrazione delle dosi di vaccino, mano a mano che vengono inviate, anche attraverso incentivi economici al personale e nuove assunzioni;
- l'aumento del numero dei tamponi (molto bassi in gennaio e febbraio) anche attraverso l'acquisizione di nuove tecnologie;
- l'incremento del rilevamento (oggi solo simbolico, con 10 tamponi analizzati a settimana) e del monitoraggio delle nuove varianti del virus, unitamente ad una più capillare comunicazione istituzionale sui comportamenti individuali;
- la crescita delle attività di screening, anche investendo il mondo della scuola;
- il mantenimento degli impegni già approvati in materia di prenotazioni dei vaccini (con modalità meno macchinose per i cittadini);
- la pubblicazione da subito dei dati riferiti all'indice di “Rt” e degli altri parametri usati per definire la colorazione dei territori, fornendo così previsioni anticipate agli operatori economici ai fini di una proficua organizzazione del lavoro e dell'impresa.
Peccato che la maggioranza viva queste proposte con disagio e nervosismo, mentre occorrerebbe una maggiore disponibilità all'ascolto verso suggerimenti che riteniamo migliorerebbero la capacità di risposta del sistema, e faciliterebbe un contenimento dell'epidemia.
Ne testi delle tre risoluzioni, in rosso, le parti bocciate.
Gruppo Consiliare PD del Trentino
Ufficio stampa Pd del Trentino
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