Se non bastasse il Covid 19 a mettere paura, ora sono arrivate anche le famigerate varianti. La variante inglese che sta circolando in Italia pare sia più contagiosa del 30-50% e potrebbe avere una mortalità fra il 30% e il 70% superiore rispetto al virus Covid circolato fino ad ora. A stimarlo è uno studio fatto dagli esperti britannici e preso in considerazione dall’ Istituto Superiore di Sanità (Iss) e dal Ministero della Salute.
La variante inglese è ormai diffusa nella maggior parte del territorio italiano, si stima almeno nell'88% delle regioni, secondo i risultati dell'indagine rapida condotta il 4 e 5 febbraio dall’ Istituto Superiore di Sanità (Iss) e dal Ministero della Salute. A livello nazionale la stima di prevalenza della cosiddetta variante inglese del virus Sars-CoV-2 è pari a 17,8%", secondo i risultati preliminari della 'flash survey' condotta dall’ Istituto superiore di sanità e Ministero della Salute, insieme ai laboratori regionali. Per l'indagine - informa l'Iss in una nota - è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi a Covid-19 e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del ministero della Salute dello scorso 8 febbraio. I campioni analizzati sono stati in totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 Regioni e Province autonome, ripartiti in base alla popolazione.
Sull’efficacia dei vaccini a nostra disposizione sulle varianti c'è ora un ampio dibattito.
Ma, secondo quanto affermato dall’immunologa Francesca Granucci dell'Università di Milano-Bicocca, se si dà la possibilità al virus di circolare si dà anche la possibilità al virus di generare nuove varianti. La conseguenza ovvia è che prima o poi si genereranno delle varianti contro le quali questi vaccini non saranno efficaci. Per questo motivo, è importante agire in fretta con una campagna massiva di vaccinazione per ridurre la circolazione del virus e quindi evitare la generazione di nuove varianti pericolose.
La Provincia di Trento candidamente afferma che al momento non possiede dati certi sulla presenza di varianti in Trentino. Ipotizza che vi sia un 20% di infezioni causate dalla variante inglese. Solo a fine gennaio l'Apss ha preso contatto con l'Istituto Zooprofilattico delle Venezie senza avere risultati certi al momento.
Sembra di essere sempre un passo indietro. Il vicino Alto Adige ha comunicato che grazie agli studi svolti da un centro austriaco sono stati isolati sei casi di variante sudafricana. Una mutazione che, come quella inglese, pare abbia la capacità di diffondersi molto rapidamente. Insomma anche la variante sudafricana è alla porte, se non è già arrivata anche in Trentino, ma noi al momento ci confrontiamo solo con i dati nazionali.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo della malattie comunica che proprio a causa delle varianti il rischio associato a un’ulteriore diffusione del Covid nell'Unione Europea è attualmente valutato come alto-molto alto per la popolazione complessiva e molto alto per gli individui più vulnerabili.
Ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia di Trento per sapere:
Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale
Gruppo Misto/Europa Verde
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