Mi è giunta voce che in un Istituto superiore di Rovereto, un dipendente scolastico sia stato contagiato da infezione da Covid-19 e che i suoi colleghi, che avrebbero potuto avere avuto un contatto nelle mansioni di lavoro, siano stati invitati ad eseguire un tampone rapido antigene Sars Cov-2. Si tratta indubbiamente di una procedura preventiva e doverosa nel rispetto del diritto e della salvaguardia alla salute, resa obbligatoria dalla constatazione che l'eventuale malattia sarebbe stata contratta in ambiente di lavoro. In questa metodica di prevenzione, vi è a mio parere un risvolto sorprendente. Infatti il pagamento di € 40,00 per il tampone sarebbe a carico del lavoratore, e non del datore di lavoro, in questo caso la Provincia Autonoma di Trento. Se ciò fosse vero sarebbe certamente una ingiustizia che un lavoratore che ha contratto la malattia nello svolgimento delle sue funzioni, ne debba pagare l'accertamento.
Ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia per sapere:
1. in base a quale ragione un lavoratore sospettato di aver contratto l'infezione da Covid-19 per contatto con un collega contagiato, debba pagare la procedura di accertamento di sussistenza della malattia (nel caso riportato: tampone rapido antigene Sars Cov-2);
2. se non ritenga tale costo a carico del lavoratore contrario al principio di salvaguardia della salute in ambiente di lavoro e se non ritenga opportuno, se vi sono stati casi analoghi, provvedere al rimborso del costo del tampone.
Cons. Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale
Gruppo Misto/Europa Verde
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