Nel territorio della Provincia di Trento non sono stati individuati, per ora, siti idonei allo stoccaggio dei rifiuti nucleari. Rifiuti che derivano in gran parte dallo smantellamento di quattro centrali nucleari esistenti in Italia quando due referendum svoltisi nel 1987, dopo l’incidente di Chernobyl e nel 2011 dopo quello di Fukushima, esclusero la possibilità di costruire nuove centrali nucleari ed imposero la chiusura e lo smantellamento di quelle esistenti.
Il programma nucleare civile italiano, proposto dal ministro Donat Cattin nel lontano 1975, prevedeva di coprire con centrali nucleari (alcune decine da costruire negli anni successivi) il 60% circa del fabbisogno nazionale di energia elettrica. Un programma intrecciato col dibattito sul nucleare militare italiano, dibattito molto riservato e rapidamente accantonato anche per l'opposizione della comunità scientifica (oltre che di USA e URSS). Il programma per il nucleare civile fu in seguito ridimensionato e definitivamente cancellato dai referendum del 1987 e del 2011.
Vi sono inoltre rifiuti derivanti da attività industriali oltre, ovviamente, a quelli prodotti dall'attività sanitaria (diagnostica e terapie antitumorali).
Non tutti i rifiuti sono pericolosi come quelli derivanti dallo smantellamento delle quattro centrali esistenti, vale a dire “rifiuti ad alta intensità”, tuttavia, si tratta comunque di una massa rilevante, poco meno di centomila tonnellate.
Quello che alla fine si costruirà, in una delle cinque regioni finora identificate (Sardegna, Sicilia, Toscana, Lazio, Basilicata e Puglia) sarà un deposito, con parco tecnologico, su un'area di 150 ettari (110 deposito e 40 parco): in 90 costruzioni in calcestruzzo armato verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale per contenere i rifiuti radioattivi.
Nelle prossime settimane si aprirà il confronto fra Ministero dell’ambiente, SOGEI (l’azienda che gestirà l'intera operazione) e Regioni. Alcune regioni hanno già manifestato la propria indisponibilità (la Sardegna anche con un referendum) altre probabilmente lo faranno.
E’ per questa ragione che occorrerà vigilare affinché il territorio della Provincia di Trento, al momento non interessata al problema, non finisca coinvolta suo malgrado.
Lucia Coppola
portavoce dei Verdi del Trentino
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