In Italia, come negli altri paesi europei, si discute della prossima riapertura delle scuole dopo le feste natalizie. La Germania, che ha chiuso per vacanza il 19 dicembre, riaprirà il 10 gennaio. In Francia vanno a scuola gli studenti fino alle medie e gli altri adottano la didattica a distanza. La Svezia ha chiuso le scuole per un mese.
In Italia, secondo le ultime decisioni del Governo, l'apertura è prevista dal 7 gennaio. L'obiettivo di tutti è tornare per tutte le classi al 100% in presenza, ma probabilmente non sarà possibile da subito viste le condizioni sanitarie in cui versa attualmente il nostro Paese.
Mancano solo tre settimane alla paventata riapertura. Il nodo cruciale sono i trasporti. Anche in questo periodo, con meno studenti perché le superiori lavorano a distanza, gli autobus urbani e extraurbani sono troppo pieni. Chi sale negli orari scolastici non può non notare che i bambini e i ragazzi, pur portando la mascherina, sono seduti troppo vicini e spesso formano capannelli per chiacchierare o giocare assieme con i videogiochi. Le distanze di sicurezza non ci sono.
Apprendo che la Provincia di Trento ha rinforzato in vista del 7 gennaio prossimo il parco autobus e corriere. Aumentare il numero dei mezzi e farli muovere con una capienza massima del 50% è la condizione per garantire il distanziamento che è una delle condizioni imprescindibili per non far rialzare ulteriormente l'indice dei contagi in Trentino ancora troppo alto.
Ma la domanda è: davvero si è fatto tutto il possibile per servirsi dei mezzi privati fermi nei rimessaggi? E corrisponde al vero che molte aziende private hanno rifiutato perché l'offerta era poco conveniente? Con margini di guadagno ridicoli posto che un autobus costa circa 300 mila euro, più le spese di manutenzione e assicurative. Parliamo di bus turistici fermi con aziende sull'orlo del fallimento quando si potrebbe, come da loro richiesto, pagare 9 euro al chilometro, senza investire in nuovi autobus pubblici che a fine emergenza potrebbero risultare in sovrannumero. Il trasporto pubblico costa a noi tutti circa 14 euro a chilometro. I pochi autobus privati aggiuntivi in questo periodo sono stati pagati 3 euro al chilometro con brevi percorrenze. E si capisce perché molte aziende private hanno rifiutato di muovere in queste condizioni economiche insostenibili i propri mezzi. Non sarebbe meglio investire sull'esistente, evitando tra il resto il fallimento di tante aziende?
Ritengo importante inoltre incentivare i controlli sugli autobus. I conducenti sono impegnati a guidare e sarebbe importante che a bordo ci fosse un addetto che controlla gli assembramenti.
Altra condizione importante sarebbe predisporre un piano di controlli massivo e continuo nelle scuole basato sui tamponi rapidi o salivari quando saranno a disposizione. Questo consentirebbe di individuare rapidamente le persone che hanno contratto il virus e sono asintomatiche e, conseguentemente, impedire la nascita di focolai di Covid-19 in ambito scolastico.
La scuola non può assolutamente attendere. La chiusura delle scuole secondarie sta provocando conseguenze psicologiche, educative e sociali importanti. Vanno quindi sostenute strategie per rafforzare i test, il tracciamento e i trasporti.
Tutto ciò premesso interrogo il Presidente della Provincia per sapere:
1. a tre settimane dalla riapertura delle scuole dopo le festività natalizie, come si sta organizzando la Provincia di Trento per permettere il rientro in classe in piena sicurezza per tutti gli studenti trentini;
2. se non ritenga opportuno predisporre un piano di controlli massivo e continuo nelle scuole trentine tramite tamponi rapidi o salivari, quando questi ultimi saranno a disposizione, sia per gli studenti, che per il personale docente e ATA;
3. quale sia, a tre settimane dal fatidico 7 gennaio, l'orientamento della Provincia rispetto alla possibilità di proporre per le scuole superiori la presenza in classe a settimane alterne;
4. quale sia l'orientamento circa la capienza dei mezzi di trasporto pubblico;
5. se corrisponde al vero che molte aziende di trasporto private hanno rifiutato di fornire i loro mezzi perché l'offerta era poco conveniente;
6. quante aziende di trasporto privato sono state contattate e quante hanno risposto negativamente;
7. se non ritenga sarebbe meglio investire su un parco macchine esistente, evitando tra il resto il fallimento di tante aziende;
8. se non ritenga utile che, almeno durante gli orari di punta, sia presente sugli autobus un addetto che controlli che non vi siano assembramenti;
9. la motivazione per la quale non sono mai stati installati sui mezzi di trasporto pubblico igienizzanti per le mani.
Cons. Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale
Gruppo Misto/Europa Verde
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