La Giunta provinciale nella gestione della pandemia sta giocando col fuoco. Nella relazione di ieri al bilancio, il presidente Fugatti non ha pronunciato una sola parola sulla reale gravità della situazione dell’epidemia in Trentino. Non un accenno agli oltre ottocento morti e alla drammatica situazione di congestione in cui versano gli ospedali e le rianimazioni.
Tutto bene insomma. Solo parole autocelebrative su quanto siamo stati bravi a far fronte all’emergenza. “Non è stato un caso” - ha persino avuto il coraggio di dire il Presidente Fugatti - “che nei tre colori stabiliti dal Governo, siamo stati classificati gialli e siamo, finora, rimasti tali”. Sì, appunto, non è stato un caso. E non di certo perché abbiamo gestito la pandemia in modo esemplare. Non è un caso perché deliberatamente non si sono comunicati tutti i dati al fine di restare in zona gialla.
Oggi ne parla persino la stampa nazionale, facendo fare alla gestione Fugatti e al nostro Trentino una pessima figura. Il Messaggero oggi titola così: “Covid, l’epidemia nascosta di Trento: tamponi fantasma e dati fasulli”.
Ecco che i nodi vengono al pettine.
Dal mio ingresso in Consiglio provinciale ho interrogato più volte la Giunta e sono intervenuto in aula per denunciare la mancata trasparenza sui dati, sentendomi rispondere che a Roma fino al 3 dicembre chiedevano solo i dati dei tamponi molecolari. Come se non fossero consapevoli di star omettendo di comunicare centinaia di positivi al giorno, non verificando gli antigenici col molecolare come da indicazioni ministeriali.
Un grande bluff, insomma, finalizzato a rimanere in zona gialla, come se si potesse bluffare con i numeri dei contagi, come se non stessimo parlando della salute e della vita delle persone, come se da questi numeri non dipendessero decisioni importantissime per il bene della comunità.
Alto Adige e Veneto continuano nella verifica dei tamponi antigenici positivi attraverso il molecolare di conferma, noi invece continuiamo a non farlo e a comunicare separatamente i due tipi di tampone, consapevoli che l’ISS e il Ministero da inizio dicembre chiedono i dati degli antigeni, senza poi usarli per calcolare gli indici di rischio.
Avanti col giochetto. In barba al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità, sui quali, però, viene da chiedersi come mai non abbiano vigilato sulla palese anomalia trentina, con dati di ricoveri, accessi in rianimazione e mortalità del tutto fuori scala rispetto ai tamponi positivi.
Ciò che in molti stiamo chiedendo alla Giunta è soltanto di prendere atto della gravità della situazione, basandosi sui dati reali e prendendo responsabilmente i provvedimenti conseguenti. Ieri il nostro indice Rt era di 0,89, tra i più alti in Italia. Se teniamo conto che è calcolato solo sull’andamento dei positivi al tampone molecolare, senza tenere conto di tutti gli antigenici, la gravità della situazione è lampante. La stima reale della situazione l’abbiamo guardando il tasso di ospedalizzazione e di mortalità CoVID-19 correlati.
L’ospedalizzazione è di 88,5 persone ogni 100.000 abitanti (9 dicembre), ben oltre Alto Adige - 80,6/100.000 - e Veneto - 58,5/100.000. La mortalità è di 13,7 morti per 100.000 abitanti nell’ultima settimana, terzi in Italia per decessi (media 7,5/100.000).
Di fronte a questa situazione, con le festività alle porte, serve un richiamo forte al senso di responsabilità individuale, che diventa strumento di tutela della comunità, specie dei più fragili. Serve rafforzare le misure di prevenzione contenendo al massimo gli spostamenti e ricordando l’importanza dell’uso della mascherina. Va preparata la riapertura delle scuole - sempre che sia possibile ripartire dopo le feste in base ai dati reali - programmando quanto non si è riusciti a programmare durante la tregua estiva: scaglionare gli ingressi e dilazionare su un arco maggiore di ore la didattica in presenza, per evitare gli assembramenti sui mezzi pubblici.
Si rende necessario potenziare il tracciamento e lo screening degli operatori sanitari, nonché rinforzare gli organici di ospedali e centrale CoViD per far fronte alle molte malattie e al rischio di burnout del personale sanitario.
È comprensibile la preoccupazione di questa Giunta per l’impatto economico delle misure di contenimento, è una preoccupazione che chiunque non può che condividere. Su questo si dovrà lavorare col Governo per i ristori e per aumentare le politiche attive per il lavoro. Ma la vita e la tutela della salute vengono prima.
Bluffare per restare in zona gialla non farà altro che rallentare la discesa dei contagi, metterà a rischio la sostenibilità del sistema sanitario e posticiperà per il nostro territorio il momento in cui potremo finalmente pensare seriamente alla ripartenza.
PAOLO ZANELLA
Gruppo consiliare FUTURA
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