Nella seduta del Consiglio provinciale di ieri ho presentato una proposta di risoluzione volta a prevedere - nell’ordinanza applicativa delle disposizioni introdotte dal DPCM 3.12.2020 - una deroga per permettere l’apertura ai negozi facenti parte di centri commerciali in grado di garantire un accesso diretto dall'esterno, all’aperto, con possibilità di escludere l'accesso alle e dalle zone comuni, assimilando quindi ai negozi su strada. Questa proposta si era resa necessario in quanto il sopracitato DPCM ha riconfermato la chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, prevedendo eccezioni solo per alcuni tipi di negozi.
L'obiettivo del Governo romano nella chiusura dei centri commerciali è quello di evitare la formazione di assembramenti all'interno degli stessi, salvaguardando la salute pubblica. È tuttavia evidente come in molti centri commerciali della Provincia Autonoma di Trento vi siano dei esercizi commerciali che – proprio per le caratteristiche sopracitate – sono in grado di permettere l'accesso al pubblico solo nel proprio negozio, nel rispetto di tutte le normative già previste per evitare assembramenti, come il contingentamento degli ingressi sulla base della capienza massima consentita e il mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, nonché nel rispetto dei protocolli e linee guida per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 nel settore di riferimento. Questa proposta avrebbe avuto il beneficio di risollevare la situazione economica delle attività commerciali, fortemente provate dalle varie chiusure che si sono susseguite nel corso del 2020. È infatti da sottolineare come – a differenza di quanto pensano le opposizioni presenti in Consiglio provinciale – l’emergenza Covid-19 non riguarda solamente il numero e il tipo di tamponi effettuati, i posti letto negli ospedali (che loro quando erano al Governo della nostra Provincia hanno tagliato), ma anche l'economia e la possibilità per le famiglie trentine di mettere qualcosa sulla tavola in autonomia grazie al loro lavoro, senza che la Provincia debba intervenire con sussidi.
La proposta non è stata accolta dalla Giunta provinciale in quanto – se fosse stata approvata – l'ordinanza che l’avrebbe implementata sarebbe stata passibile di impugnativa. E' stato invece compreso lo spirito che l'accompagnava.
Ormai sono mesi che da Roma arrivano DPCM con i loro eccessi, bocconi avvelenati per la nostra Autonomia, che distruggono il tessuto sociale ed economico e la fiducia dei cittadini nei confronti della politica.
Cons. Claudio Cia – Segretario Politico di AGIRE per il Trentino
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