Venerdì scorso il consigliere del Partito democratico Alessandro Olivi ha depositato una mozione per affrontare urgentemente e nel momento cruciale della programmazione degli investimenti per il Recovery Fund il tema delle infrastrutture della mobilità.
La pandemia globale Covid-19 ha cambiato e cambierà il nostro modo di vivere, le relazioni tra le persone, il modo di lavorare, di fare impresa, il nostro rapporto con l’ambiente. Cambiamenti con i quali siamo chiamati a confrontarci senza alibi e che coinvolgono anche il futuro delle nostre comunità locali.
Non torneremo indietro, non possiamo stare fermi e soprattutto arroccarci nella difesa delle rendite del passato.
La via è quella di un modello di sviluppo incentrato sulla sostenibilità: ambientale, economica e sociale. Le scelte che abbiamo fatto fino ad oggi debbono essere sottoposte ad un’analisi critica, lucida ed oggettiva, che ci consenta di interrogarci in modo aperto sulle necessità reali delle future generazioni.
Per farlo il primo fardello di cui liberarsi è la paura di cambiare direzione. Una paura comprensibile ma che non ha più senso d’esistere, perché al decisore politico, in questo tempo di incertezza, non è data altra scelta che quella di agire, senza rinvii, senza tatticismi, senza pensare al consenso immediato.
L’Europa ha deciso di progettare la sua rifondazione attraverso il piano Next Generation EU, noto come Recovery Fund, per il quale ha indicato le priorità a cui dovranno essere orientate le politiche pubbliche: economia verde, transizione digitale e coesione sociale.
La Giunta provinciale ha presentato le proprie proposte al Governo nazionale limitandosi ad esporre un lungo elenco di opere ed interventi sparsi senza dimostrare di avere un’idea guida e una visione strategica.
Dentro questa affastellata lista troviamo, tra le altre, la proposta di potenziamento del trasporto su rotaia per collegare Rovereto al lago di Garda e nuovi sistemi di collegamento a fune tra valle e montagna quali Rovereto - Altipiani e Trento - Bondone.
Non vi è dubbio che un nuovo paradigma per la crescita economica e sociale passa attraverso una diversa concezione della mobilità. Mobilità delle persone, delle merci ma anche della conoscenza.
Infatti:
- lo smart-working diventerà parte integrante e strutturale di un nuovo modo di lavorare che limiterà il pendolarismo passivo con nuove opportunità anche per le comunità più periferiche;
- le nuove forme di economia circolare accorceranno la relazione tra produttori e consumatori valorizzando le risorse e i prodotti dei territori;
- il turismo del futuro sarà sempre più focalizzato sulla qualità ed autenticità dell’offerta: più natura, più esperienzialità e ricerca del benessere;
- la stessa struttura manifatturiera sarà chiamata a crescere attraverso più innovazione, più competenze, più integrazione con il territorio in cui opera e il suo capitale sociale.
Se condividiamo dunque che l’ambiente è sempre più un fattore di sviluppo competitivo in un'economia che investe sui beni comuni, che il paesaggio è espressione di identità e appartenenza, che le nuove tecnologie debbano essere utilizzate per salvaguardare l’ecosistema della montagna, ne consegue che dobbiamo avere la forza di compiere scelte coraggiose di cambiamento.
L’autostrada della Valdastico è da questo punto di vista un’opera vecchia che si trascina dal passato e la cui realizzazione contrasta con gli obiettivi di un nuovo green deal.
Rispetto a questa infrastruttura, anche prima dell’emergenza che stiamo attraversando, le comunità locali interessate dalla sua possibile realizzazione, da Rovereto a Trento, dalle Valli del Leno all’Alto Garda, hanno espresso in modo compatto la loro contrarietà. Non solo perché preoccupate per gli irreversibili danni ambientali ma anche perché convinte che uno sviluppo economico e sociale duraturo della montagna necessiti di un sistema di mobilità più eco-compatibile.
Lo stesso mondo delle imprese è convinto che la transizione ecologica e la sostenibilità siano oggi fattori di sviluppo. Nel documento che il Coordinamento provinciale Imprenditori ha elaborato come proposta per il Bilancio provinciale e la programmazione degli investimenti 2021 – 2023, esplicitamente si chiede “più mobilità integrata e sostenibile, elettrica e meccanizzata” e si considera “il paesaggio, l’ambiente, la natura come elementi intimamente connessi con l’economia reale del territorio”.
Siamo giunti al punto di una possibile svolta, matura e consapevole, nella concezione di un Trentino più moderno, più innovativo e nel contempo più integro e sicuro.
Il superamento dell’idea stessa della Valdastico non rappresenta dunque la rinuncia ad un’opportunità quanto la scelta di una diversa opportunità per realizzare alleanze e connessioni tra i territori.
Infatti alla Regione Veneto e all’Alto Adige il Trentino dovrebbe proporre un progetto strategico per lo sviluppo dei territori di montagna basato su nuovi sistemi di mobilità leggera, sostenibile e alternativa. Meno asfalto, meno gallerie, più banda larga.
In definitiva archiviare il progetto della Valdastico vuol dire oggi compiere un coraggioso passo verso il futuro.
Con la mozione il consigliere chiede alla Giunta di sospendere il procedimento di variante al PUP avviato con delibera n. 837 del 19 giugno 2020 e conseguentemente la sottoscrizione con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e la Regione Veneto dell’accordo integrativo avente ad oggetto la realizzazione della Valdastico e di proporre alla Regione Veneto e alla Provincia di Bolzano un progetto per la mobilità integrata regionale ed interregionale coerente con gli obiettivi europei del Recovery Fund ed in grado di valorizzare le vocazioni turistiche ed ambientali dei nostri territori di montagna.
"Chi è oggi al governo della Provincia deve dimostrare di saper scegliere tra passato e futuro, tra vecchio e nuovo." - conclude Olivi - "Se davvero si crede nello sviluppo di una rete di mobilità alternativa e sostenibile non ha senso realizzare una nuova autostrada che buca le montagne e devasta le valli. Rispetto alla proposta contenuta in questa mozione, che invierò anche ai presidenti Zaia e Kompatscher, mi aspetto un segno di consapevolezza ed apertura da parte del presidente Fugatti.Diversamente tenere insieme, in un territorio piccolo e fragile come il nostro, in un unico programma autostrade, ferrovie e funivie sarebbe dimostrazione quantomeno di una certa confusione".
Ufficio stampa PD del Trentino
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