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Cosa sono i beni collettivi e come valorizzarli.
Sono queste le due domande da cui ha preso il via, nel 2018, la Cooperativa Fuoco. Fondata nelle Giudicarie Esteriori da 9 soci questa società ha nel suo DNA la volontà di dare "il la" ad una nuova modalità di fruizione turistica.
Di che cosa si tratta nello specifico? Ce lo spiega uno dei fondatori, Stefano Zanoni - laurea in pianficazione del territorio, libero professionista e referente locale della Biosfera Unesco.
«Noi - commenta Stefano - siamo una cooperativa di comunità, quindi il nostro obbiettivo è quello di valorizzare quello che c'è. Soprattutto per quanto riguarda i beni di uso civico. Infatti, anche il nome della cooperativa è legato proprio alla Comunità, al "Fuoco" ed al recupero ed alla valorizzazione dei beni collettivi».
La volontà è dunque quella di partire dai beni salvaguardati dalle Amministrazioni separate dei beni frazionali di uso civico, conosciute ai più con l'acronimo ASUC.
L'obbiettivo è duplice «da una parte vogliamo dare la possibilità al turista - aggiunge Zanoni - ad esempio, di poter dormire in baita. Non solo però come ospite, ma come parte integrante della Comunità. Dall'altra siamo convinti che anche i ragazzi di queste zone entrando in contatto con queste realtà ne possano capire il valore ed il potenziale. Anche perchè potrebbe trasformarsi in un'opportunità di lavoro qualificato».
Una cooperativa giovane che attrae, coinvolge e propone iniziative che vengono condivise anche da chi si occupa in prima persona delle Asuc «anche da parte di alcuni di loro - sottolinea Stefano - c'è la volontà di diversificare parlando di turismo di comunità e coinvolgendo ed attraendo i giovani».
Per i soci è importante creare ed integrare sul territorio nuove competenze partendo proprio da questi ultimi: «è un contesto in cui la conoscenza delle lingue, la gestione dei portali e l'accompagnamento degli ospiti è fondamentale».
Un percorso costellato da molteplici occasioni di incontro come la rassegna "Fuochi nelle malghe" «nata per discutere - spiega - le nuove possibili forme di valorizzazione dei domini di proprietà collettiva attraverso il turismo di comunità».
«La gestione tradizionale dell'alpeggio è un po' in crisi - commenta Stefano in chiusura - e le malghe si usano poco. In punta di piedi, stiamo cercando di capire se si possono valorizzare. La cooperativa di comunità si innesta proprio qui, nella gestione di beni collettivi che restano però di proprietà di delle Asuc. Se sono socie può essere anche più ampia. La cosa molto positiva è che anche la cooperativa diventa parte della comunità allargando così il bene collettivo».
«Il ragionamento da cui si deve partire - conclude Zanoni - è che tutti i partner sono coinvolti in questa "sfida". Ovviamente, si tratta di un processo di imprenditorializzazione che non si può fare su larga scala, ma che deve operare a livello locale e può essere poi replicato da altri».
Un processo dunque in divenire: «siamo partiti dalle Giudicarie Esteriori - sottolineano - con le prime sperimentazioni dalla gestione, per un breve periodo, di Maso Limarò e la mappatura, in collaborazione con i ragazzi di Comano Mountain Runners, di queste strutture. L’obbiettivo è di avviare le attività con il turista nel 2022».
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