Di fronte alla proposta del centrodestra di un cambio di paradigma all'interno della sanità trentina, volta ad attuare un impegno – non di oggi, ma chiaro fin dalla campagna elettorale per le elezioni provinciali del 2018 – di valorizzare maggiormente gli ospedali periferici, i politici della sinistra trentina continuano a ripetere frasi a effetto come “in medicina la qualità aumenta con la casistica", che gli “ospedalini diffusi” rischiano di offrire ai cittadini delle valli una sanità di serie B, che il modello proposto dalla Giunta provinciale è vecchio e che quello attuale “hub-spoke” – su cui invece loro si sono fossilizzati (a proposito di cose vecchie) – funziona perché ci sono i riconoscimenti a dimostrarlo. Ne sarebbe un esempio l’indagine sulle performance dei sistemi sanitari regionali realizzata dal Centro per la ricerca economica applicata in sanità (Crea sanità) dell'Università Tor Vergata di Roma che – nel 2019 e 2020 – ha posizionato il Trentino al top della classifica. Sapete chi ha fatto parte del comitato scientifico del Progetto per queste due edizioni? L’ex assessore alla sanità trentina e Consigliere provinciale del Partito democratico Luca Zeni. Pare insomma che la sinistra trentina sia esperta nell’antica arte di chi “se la canta e se la suona”.
Fanno sorridere poi i commenti della Fp Cgil che in una nota ha espresso la propria netta contrarietà al progetto della Giunta, affermando che “si tratta, più che di un progetto di tutela della salute, del chiaro intento di catalizzare simpatie in alcuni territori”. Proprio la Cgil, in preda ad un evidente bipolarismo, a commento del risultato ottenuto dal Trentino nel succitato Rapporto Crea sanità (Corriere del Trentino del 15.10.2020), affermava: “Ora si continui a fare crescere il sistema pubblico locale in termini di capillarità del servizio e di rafforzamento dei presidi territoriali”. Proprio quello che sta cercando di fare la Giunta! Chissà che non sia la Cgil quella intenta ad una comunicazione fuorviante per “catalizzare simpatie in alcuni territori”...
Insomma, di fronte ad una pandemia che ha dimostrato l’inefficienza del modello basato sui tagli di posti letto negli ospedali periferici, sulla chiusura dei punti nascita e delle guardie mediche sul territorio, sulle razionalizzazioni e aggregazioni territoriali per i medici di base impostato dal centrosinistra e alla proposta del centrodestra di un modello di rafforzamento della medicina territoriale che potrebbe evitare o quantomeno ridurre un nuovo insorgere degli attuali problemi, l'unica risposta è il solito muro ideologico opposto a prescindere non da chi abita nelle valli, ma da chi popola gli alveari del centro città e nel giro di pochi minuti ha a disposizione tutto ciò di cui ha bisogno.
Cons. Claudio Cia
Segretario politico di AGIRE per il Trentino
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