Il presidente Fugatti ha proposto nel disegno di legge della collegata al bilancio un articolo con il quale proroga ancora per alcuni mesi l’attuale assetto dell’azienda sanitaria trentina - con un sistema a rete che ha l’obiettivo di rafforzare l’integrazione tra ospedale e territorio e la gestione del paziente - ma al contempo ne annuncia lo smantellamento, con il ritorno al modello degli “ospedalini diffusi”: i vecchi distretti, le vecchie rassicuranti direzioni sanitarie, ogni ospedale che fa un po' di tutto senza dover relazionarsi troppo con il resto del sistema.
Questa decisione rischia di portare ad un abbassamento rilevante della qualità della sanità trentina. Una scelta di grande portata, che andrebbe affrontata con una proposta di legge organica, con un’analisi completa dei pro e dei contro dei diversi modelli, con il coinvolgimento di tutti gli operatori e le professioni del sistema sanitario.
Proprio la gestione del covid ha mostrato l’importanza di un sistema sanitario unico, capace di essere flessibile e di lavorare in rete, senza le barriere burocratiche di distretti e direzioni “verticali”. Invece Fugatti, nel pieno della fase 2 del virus - che sta mettendo di nuovo alle corde i nostri ospedali a causa della mancata programmazione e organizzazione da parte della Provincia, con il tardivo potenziamento della centrale (unica, per fortuna) covid, delle cure a domicilio, del sistema dei tamponi, del tracciamento, delle terapie intensive – si prova a tornare alla propaganda dei tanti ospedali di valle che fanno un po' di tutto rischiando di non farlo bene, offrendo ai cittadini delle periferie una sanità di serie B..
In medicina la qualità aumenta con la casistica, con la capacità di fare rete, con gli ospedali che si rapportano con i territori, cioè con quello che è fuori dall’ospedale, attraverso il potenziamento dei servizi come le aggregazioni dei medici di medicina generale, con gli infermieri di comunità, con le cure intermedie post acuto, con l’integrazione positiva tra aspetti sociali e sanitari.
Se si vuole garantire la qualità dei servizi, a tutti i cittadini trentini, non si possono riproporre modelli vecchi di 40 anni, in un mondo completamente diverso.
cons. Sara Ferrai - Capogruppo PDT
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