Secondo i dati della Jewish Agency nel 2019 circa 33 mila ebrei hanno deciso di lasciare l'Europa per Israele: sessantadue persone dall'Italia, 79 dal Belgio, 154 dalla Germania, 531 dal Regno Unito, 2.242 dalla Francia. A sorprendere maggiormente è proprio il numero di persone di religione ebraica che – dal 2000 – hanno lasciato la Francia per rifugiarsi in Medio Oriente: oltre 65mila.
Secondo un sondaggio condotto dalla Cnn, un francese su cinque tra i 18 e i 34 anni non ha mai sentito parlare dell’Olocausto. Alcuni professori hanno difficoltà a insegnare l’Olocausto a scuola: il motivo di questa difficoltà, soprattutto nelle aree più periferiche e segnate dall’immigrazione, è dovuto all’alta presenza nelle scuole di studenti musulmani che spesso utilizzano gli stessi messaggi lanciati dai nazisti in passato. Come dichiarato da Yonathan Arfi, presidente del Crif, che riunisce le comunità ebraiche francesi, «dal 2000 abbiamo subito diverse centinaia di attacchi. Ma prima si trattava di scritte offensive sui muri, ora siamo passati all’assassinio di persone e al terrorismo. La natura dell’antisemitismo è cambiata in modo drammatico. Molti giovani si identificano con i palestinesi e considerano gli ebrei francesi colpevoli per quello che accade in Medio Oriente».
Quest’ondata di antisemitismo ha sostanzialmente tre origini: i gruppi islamici radicalizzati ormai insediati nel vecchio continente, sacche della sinistra radicale vicina alla questione palestinese, gruppi di estrema destra di stampo negazionista.
Si auspica che le autorità intervengano in fretta, arginando questa emorragia silenziosa che sta svuotando l’Europa dall’interno: occorre non solo una maggiore collaborazione tra gli Stati membri dell’Ue per il monitoraggio dei soggetti e dei luoghi potenzialmente radicalizzati e quindi pericolosi, ma anche e soprattutto –in considerazione del fatto che gli attacchi sono portati a termine da immigrati di seconda o terza generazione– mettere in atto un piano educativo per cambiare la situazione: i Paesi europei si stanno impegnando, ma è evidente che non stiano facendo abbastanza.
Cons. Claudio Cia
Segretario Politico di AGIRE per il Trentino
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