Dalla prima apparizione del virus SARS-CoV-2, del quale non si conosce ancora la vera origine, abbiamo imparato a conoscerlo meglio, acquisendo le conoscenze che ci consentono di trattare e far fronte alle complicanze più temibili. Abbiamo capito che le persone più a rischio sono i nostri anziani, persone particolarmente fragili perché in molti casi già affette da altre patologie croniche (il 98% dei decessi hanno interessato proprio questa categoria); che si muore per trombo embolia polmonare da coagulazione intravascolare disseminata perché il virus è trombogenico; che è controproducente ricoverare tutti, in quanto il quadro clinico potrebbe complicarsi a seguito di infezioni contratte in ospedale (ogni giorno in Italia – a causa delle malattie infettive contratte in ospedale - muoiono 135 persone, circa 50 mila all’anno).
Allo stato attuale delle cose, illudersi di azzerare il contagio è irragionevole perché non ci troviamo più nella situazione iniziale quando potevamo circoscrivere piccoli focolai. E’ ormai sotto gli occhi di tutti come il virus abbia una tale diffusione da non poter essere arginato, motivo per cui ha poco senso impiegare ulteriori preziose energie per ricostruire la catena dei contagi, inseguire e tracciare i positivi asintomatici quando ormai rappresentano il 95% delle persone sottoposte al tampone. D'altronde essere positivo non vuol necessariamente dire essere contagioso e neppure malato. Per risultare positivo, infatti, è sufficiente la presenza sulle mucose orofaringee e nasofaringee di acido nucleico (geni) del virus, anche in quantità residuale. Dunque non è detto che la positività rappresenti una condizione infettante e/o patologica. Tutto dipende dalla vitalità e dalla soglia di concentrazione del virus, come ha evidenziato anche il professor Giorgio Palù, Professore ordinario di Microbiologia e Virologia Direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare Università degli Studi di Padova.
Tutto ciò, per dire che ora i controlli non vanno effettuati sulle persone sane, ma su quelle che presentano sintomi, e non certo al mero fine di produrre uno sterile dato, spesso discutibile, da propinare alla gente per alimentare una comunicazione allarmistica, incapace di fornire spiegazioni e indicazioni utili alla popolazione, che ha già condotto su tutto il territorio nazionale ad un incremento dei suicidi e della vendita di antidepressivi. A ciò si deve aggiungere un aumento dei decessi per gravi patologie, causato dalla quasi impossibilità di accedere ad ospedali ed ambulatori per effettuare visite di controllo e periodici aggiustamenti nelle terapie, pratiche impensabili da quando è comparso il virus SARS-CoV-2. E’ fondamentale per questo sottolineare l'importantanza dei comportamenti individuali ai fini preventivi: l’uso della mascherina, il distanziamento sociale e l'igiene delle mani.
A mio parere bisognerebbe investire più convintamente sulla domiciliarizzazione degli interventi sanitari e nel dettaglio:
Queste azioni sono possibili solo se si riconosce che in questa fase dell'epidemia è centrale la figura del medico di medicina generale. Lasciamoci condurre fuori da questo tunnel da quanti hanno una grande passione nel curare un paziente, non ascoltiamo i personaggi da salotto TV – negazionisti o sensazionalisti che siano - il cui unico scopo è quello di sfruttare questa epidemia per la loro fama personale o per qualcosa che ancora non ci è dato sapere.
Cons. Claudio Cia
Segretario Politico di AGIRE per il Trentino
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