L'infezione da Coronavirus ha imposto una riorganizzazione della rete ospedaliera. Il trattamento della malattia è stato problematico, non esistendo farmaci in grado di colpire direttamente il virus. Una grande confusione delle terapie ha determinato grandi difficoltà nel verificarne l'efficacia. In Trentino, a differenza della maggior parte degli ospedali con le medesime caratteristiche, non esiste una Struttura Complessa di Malattie Infettive, ma solo una Struttura Semplice Dipartimentale presso l'ospedale S. Chiara di Trento, e una sezione diretta dalla primaria di Medicina interna, presso l'ospedale di Rovereto.
Nei comunicati, nelle conferenze rivolte alla popolazione, i dati sull'andamento della malattia sono stati illustrati dal presidente della Provincia, dall'assessora alla sanità e dai dirigenti aziendali, ma, incredibilmente, mai in presenza o con l'intervento di un medico infettivologo, la figura centrale, certamente più idonea a spiegare l'andamento delle varie fasi della malattia.
La comunicazione sulla diffusione di una malattia, specialmente se sconosciuta e ad alto rischio di mortalità per la comunità, è un aspetto importante per la popolazione. È pertanto incomprensibile che si sia verificata l'assenza in ogni occasione, sia nei momenti organizzativi, sia in quelli comunicativi, del direttore della Struttura Semplice di Malattie infettive dell'ospedale S. Chiara di Trento o un suo delegato, che avrebbero dovuto essere riferimento clinico, informativo e terapeutico fondamentale, scientificamente necessario nelle varie fasi della pandemia, soprattutto nel momento curativo.
È sembrato inoltre che ogni struttura sanitaria coinvolta nella cura del Covid-19 abbia seguito proprie procedure terapeutiche, senza la regia del responsabile della più qualificata struttura infettivologa del sistema sanitario trentino, ossia la Struttura Semplice Dipartimentale dell'ospedale S. Chiara di Trento.
Pare inoltre assente, per quanto riguarda la pandemia, l'attività del Servizio Promozione ed Educazione alla salute, Sorveglianza Stili di Vita, che tra i suoi compiti fondamentali ha la “promozione di campagne informative e di sensibilizzazione, rivolte alla popolazione generale o gruppi target”
Tutto ciò premesso si interroga il presidente della Giunta e l’assessora alla sanità per sapere:
1. quali sono le motivazioni per le quali il direttore della Struttura Semplice di Malattie infettive dell'ospedale S. Chiara di Trento o un suo delegato non sono mai comparsi nelle comunicazioni giornaliere alla popolazione sull'andamento dell'infezione Covid-19, tenendo conto che la loro presenza sarebbe stata indispensabile per il ruolo centrale svolto nella cura delle malattie infettive;
2. se nel decorso della pandemia Covid-19 che ha colpito il Trentino sono stati elaborati protocolli curativi. In caso affermativo si chiede a quali enti nazionali sanitari si è fatto riferimento per la elaborazione di tali protocolli. In caso negativo, se le singole unità operative coinvolte nelle varie fasi terapeutiche dei pazienti affetti da infezione Covid-19 seguivano tutte la stessa tipologia di terapia o vi era una disomogeneità, ossia una variabilità delle procedure terapeutiche, sulla base delle direttive del responsabile e/o la disponibilità delle cure;
3. quali sono le motivazioni per le quali non è stata istituita a Trento, presso l'ospedale S. Chiara, una Struttura Complessa di Malattie infettive, come presente da tempo in ospedali con analoghe caratteristiche strutturali dell'ospedale trentino e numero simile di utenti afferenti, dato che una struttura complessa nella sua organizzazione avrebbe maggiore autorevolezza di una struttura semplice nella contrattazione, gestione e controllo degli altri ospedali e di conseguenza, maggiore qualità, efficacia ed efficienza;
4. quanti pazienti affetti da Covid-19 provenienti delle RSA sono stati ricoverati nelle strutture ospedaliere, specificando le RSA e le unità operative di ricovero nel periodo dal 1 gennaio 2020 al 15 agosto 2020;
5. quanti pazienti, provenienti dalle RSA e ricoverati nelle unità operative ospedaliere, sono deceduti, quanti guariti e quanti ricoverati in reparti di rianimazione nel periodo dal 1° gennaio 2020 al 15 agosto 2020;
6. quanti pazienti sono stati ricoverati nelle singole unità operative coinvolte nella fase di cambiamento organizzativo nella cura del Covid-19, quanti i deceduti, i guariti, i ricoverati in strutture di rianimazione;
7. se è stata costituita una unità di crisi per affrontare l'infezione da Covid-19; in caso affermativo chi erano i componenti; in caso negativo quali sono le motivazioni per le quali tale unità di crisi non è stata istituita, come in altre regioni;
8. quali iniziative sono state intraprese dal Servizio Promozione ed Educazione alla salute, Sorveglianza Stili di Vita dell'APSS.
Cons. Lucia Coppola
Futura
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