Domani il ministro dell'Ambiente Sergio Costa incontrerà il Presidente della Provincia Autonoma di Trento Fugatti e l'assessore all'Agricoltura, Foreste, Caccia e Pesca della Giunta trentina. L'Ente Nazionale Protezione Animali quindi ha scritto una lettera per chiedere al ministro di intervenire al fine di tutelare l'ambiente del Trentino, ricco di biodiversità.
“Le ricordiamo – scrive nella lettera Ivana Sandri, presidente dell'Enpa del Trentino - che il fatidico numero di 60 esemplari, che oggi dalle Istituzioni locali viene dichiarato essere il massimo accettabile per il territorio, altro non è che il numero minimo affinché la popolazioneursina abbia possibilità di sopravvivenza, quindi limitarne il numero significherebbe mettere la parola fine ad un progetto che ha riscosso l'ammirazione internazionale”.
L'Enpa ha ricordato che il problema alla base della convivenza tra uomo e orsi non non sta nel numero degli animali presenti, ma nelle tante misure previste dal "Life Ursus" non mantenute e negli errori commessi:
• assenza di una adeguata e continua campagna di informazione rivolta agli abitanti e ai turisti nonché della formazione rivolta a scolari e studenti
• la cancellazione della "Piattaforma dell'Unione europea sulla coesistenza tra uomo e grandi carnivori".
• La scarsità di interventi preventivi da parte degli allevatori per tutelare i loro animali come recinzioni elettrificate, ricoveri notturni, guardiania.
L'Enpa si chiede perché prima di intervenire con deportazione, captivazione permanente e abbattimento non vengono attuate tutte le azioni previste dal PACOBACE? Quelle azioni di prevenzione e dissuasione che dovrebbero obbligatoriamente, precocemente e attivamente impedire comportamenti indesiderati messi in atto da alcuni soggetti.
E ancora perché non vengono attuate le attività necessarie per dissuadere i molti e gravi comportamenti umani messi in atto ai danni di questi animali? E non si limita la frequentazione delle zone in cui vi sia la presenza di femmine con cuccioli, così da eliminare la quasi totalità del rischio di incidenti? Ricordiamo che i pochi eventi di incidente con orsi, sono avvenuti nel caso di femmine che difendevano i propri cuccioli da un rischio percepito. Quindi interdire queste zone significherebbe addirittura azzerare il numero degli incidenti.
“Rendiamo più consapevoli e competenti i cittadini – conclude Ivana Sandri - cosicché potranno godere della presenza di questa preziosa specie ombrello in sicurezza e serenità, e diamo agli allevatori le competenze e gli ausili necessari per custodire in modo adeguato i loro animali. La convivenza è un bene oggi ancora più necessario e, se lo vogliamo, sempre possibile”.
Ufficio stampa ENPA - ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI Ente morale, onlus
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