Trento Futura 2020 propone il contributo/editoriale elaborato e firmato dalla più giovane tra i propri candidati: Giulia Casonato - sez. Trento attiva.
L’economia degli ultimi anni sembra vivere di incessanti crisi. Prima il 2007 con lo scoppio della bolla immobiliare, poi gli anni ’10 con gli strascichi della grande recessione e le politiche di austerità, oggi l’arrivo della pandemia mondiale da Covid19. Si tratta di crisi che si leggono sui giornali e si manifestano sui mercati finanziari, ma che lasciano soprattutto persone senza un lavoro, una casa, un futuro. Questi momenti però possono rappresentare anche l’occasione per ripartire più forti di prima, lo si è detto spesso nell’ultimo periodo: quello che manca è capire come farlo.
Il primo passo, per Futura – partecipazione e solidarietà, sta nel riconoscere il carattere strutturale della recessione in cui siamo immersi. Già prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria, il rallentamento della crescita e della capacità imprenditoriale, le disparità economiche di genere e territoriali, il sistema di welfare più deteriorato erano realtà anche a Trento. Per questo serve ideare delle proposte ugualmente profonde e capaci di guardare all’insieme, con la consapevolezza che a soluzioni concrete e vincenti serve affiancare un percorso di costruzione di senso comune.
Prendiamo il settore turistico, estremamente colpito negli ultimi mesi: se da una parte per rilanciare i suoi attori servirà inevitabilmente destinarvi appositi fondi, dall’altra servirà individuare una strategia comunale capace di correggere i tratti già insostenibili del settore, sostituendo la monocultura turistica con un modello ramificato fatto di numerosi poli attrattori e ricreando equilibrio tra residenti e turisti, da considerare cittadini temporanei, con i diritti e doveri connessi.
Allo stesso modo sarà necessario intervenire a favore degli enti del terzo settore. Anche qui servirà rivedere il rapporto tra il pubblico e gli enti, in modo da non prevederne il coinvolgimento come semplici erogatori di servizi, ma riconoscendone la dimensione strutturale e portante all’interno di un modello di welfare condiviso e in un’ottica di reciproca corresponsabilità.
Altrettanto andrà fatto per il commercio, inteso in un’ottica di economia di quartiere: durante i mesi di lockdownabbiamo riscoperto il valore dei negozi vicino a casa o delle consegne a chilometro zero, capaci di rimettere al centro il valore dell’acquisto e la relazione con chi lo offre, ma anche in grado di ricoprire una funzione di animazione del territorio. L’amministrazione comunale dovrà investire su queste attività, promuovendo la progettazione di una rete organizzata, che sappia arricchire l’offerta per i cittadini e creare maggior supporto economico tra negozi complementari.
Così come bisognerà intervenire per il mondo dell’agroalimentare o della ricerca, per gli spazi imprenditoriali o giovanili, per le modalità di finanziamento pubblico o la gestione dei beni comuni.
Non si può negare che per ogni proposta servirà affrontare dei cambiamenti. Ma se c’è un aspetto positivo, nell’enorme sofferenza, che questa crisi ci sta lasciando, è la consapevolezza della nostra capacità di adattamento. Soprattutto quando ci prospettiamo un futuro migliore, sappiamo cambiare i nostri comportamenti con molta più facilità del previsto. Per portare avanti dei progetti diversi quindi non serve coraggio: c’è soltanto bisogno di volontà, competenza, impegno. E la certezza che una nuova economia possa essere davvero uno strumento di maggiore inclusione, equità e giustizia socio-ambientale.
Giulia Casonato
Ufficio stampa Trento Futura 2020
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