Occorre garantire la sicurezza dei gestori delle malghe ormai ridotti a difensori degli allevamenti dagli attacchi dei grandi carnivori.
Questa la posizione di Coldiretti Trentino Alto Adige dopo la notizia di un nuovo attacco del plantigrado in val di Fiemme ai danni di capre e pecore.
“Se non si trova presto una soluzione ci saranno risvolti drammatici per la montagna e per gli alpeggi”, avverte il presidente di Coldiretti Gianluca Barbacovi, che aggiunge:
“Ormai i gestori delle malghe sono ridotti a controllori di grandi carnivori, la situazione è inaccettabile!
Vogliamo continuare a registrare incursioni di orsi e lupi nelle baite, nei rifugi, nelle malghe, con decine di animali sbranati negli allevamenti?
Non chiediamo una misura drastica, ma una soluzione efficace poiché dobbiamo tutelare chi dovrebbe lavorare per gestire un alpeggio e si ritrova a dover difendere la malga da attacchi sempre più frequenti.
L’incapacità di assicurare un equilibrio tra la presenza delle aziende e quella della fauna ormai fuori controllo rischia inoltre di determinare uno stravolgimento degli habitat naturali e l’abbandono delle zone interne e montane, con evidenti effetti sull’assetto idrogeologico del territorio che andrebbero a ripercuotersi sull’intera collettività, tanto più considerati i sempre più evidenti sfasamenti climatici.
Per non parlare dei risvolti turistici e sociali.
Non dimentichiamo che siamo stati proprio noi di Coldiretti, un anno fa, ad organizzare una grande manifestazione a Trento a cui hanno preso parte oltre 1500 persone chiedendo azioni concrete per la gestione dei grandi carnivori in Trentino: una mobilitazione massiccia che già allora aveva mandato un messaggio chiaro: la situazione è diventata ormai insostenibile!”
Sul territorio trentino il proliferare dei grandi predatori rappresenta un grave rischio non solo per l’incolumità delle persone ma anche per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo, alle prese con una difficile ripartenza dopo l’emergenza coronavirus.
Negli ultimi anni si è reso così necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. “Agli animali uccisi si aggiungono peraltro i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti –precisa la Coldiretti– con ridotta produzione di latte e aborti nei capi sopravvissuti.
Sono necessarie misure di contenimento per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per tutelare la biodiversità con il recupero delle storiche razze italiane. Serve dunque responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare i territori e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città”.
Ufficio stampa Coldiretti Trentino - Alto Adige
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