Trento è una città turistica o con potenzialità turistiche e di attrattività commerciale inespresse? Il dibattito generatosi in seguito al disegno di legge sulle chiusure domenicali approvato recentemente in Consiglio provinciale ha spaccato l’opinione pubblica in due: chi è convinto che Trento sia una città turistica e chi crede che ancora molta strada debba essere fatta. Quello che è chiaro è che la discussione non può fossilizzarsi sulla legge, perché molte cose – oltre alle posizioni di bandiera – debbono essere tenute in considerazione. È così che, se si ha riguardo ai numeri sempre crescenti e alle attrattività che la città di Trento offre (partendo dai musei, per poi passare ad eventi e gastronomia), la città capoluogo può essere sicuramente considerata come “turistica”. Tuttavia, la struttura su cui si basa il conferimento di tale status appare meno granitica se si ha riguardo al tipo di turismo su cui – attualmente – si basa Trento: un turismo di passaggio, che spesso si riduce ad una giornata o poco più e che non è in grado di “catturare” il turista per più giorni nemmeno nei periodi di massima attività. Ecco che allora, la prossima amministrazione comunale – di concerto con l’Azienda di promozione turistica, gli operatori del turismo e i commercianti – sarà chiamata a migliorare un percorso che è già iniziato e che prevede l’organizzazione di eventi su più giornate, in grado di coinvolgere direttamente ed indirettamente più persone oltre all’individuazione di pacchetti di offerte in grado di offrire al turista percorsi culturali, religiosi ed enogastronomici con lo scopo di valorizzare realmente la nostra città.
In questo senso anche la pianificazione delle aperture domenicali – concertata preventivamente con le categorie interessate – dovrebbe essere il fulcro del nuovo amministrare. Una pianificazione annuale di eventi sulla città di Trento da definire nei modi e nei tempi e che dovrebbe prevedere il naturale coinvolgimento e interesse degli esercenti verso le aperture (tenendo presente non solo le festività a calendario, alla luce del fatto che – in mancanza di una reale destagionalizzazione dell’interesse turistico sulla città - ci sono periodi in cui è importante che i negozi siano aperti e altri in cui è vero il contrario). Questa concertazione avrebbe da un lato il beneficio di creare un’immagine di città sinergica e dall’altro eviterebbe le brutte figure fatte in passato quando – proprio in assenza di un confronto tra politica e categorie – si sono avuti eventi (si pensi alle “notti bianche”) con molti esercizi commerciali chiusi o che abbassavano le serrande prima dell’orario prestabilito. In questo contesto è realistico pensare che le 18 aperture che sembrerebbero finora ammesse siano effettivamente troppo poche come è altrettanto vero che non sarebbe ragionevole arrivare a più di 30. Una programmazione di questo tipo potrebbe aiutare gli esercenti a organizzare meglio il personale e, di riflesso, anche ai dipendenti permetterebbe una migliore organizzazione della vita privata. Gli eventi, la loro corretta pianificazione e la relativa concertazione con le categorie dovranno essere al centro del nuovo amministrare che la città di Trento merita per poter ambire ad essere quella città attrattiva e appetibile che noi tutti vorremmo auspicare per il futuro.
Mauro Corazza – Coordinatore territoriale AGIRE per il Trentino Città di Trento
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