Citando Karl Lueger come uno dei “mentori” di Alcide De Gasperi il notaio Paolo Piccoli non fa un grande servizio allo statista trentino. È infatti noto ai più – non a tutti a quanto pare (ciò a dimostrazione del fatto che non basta “aver scritto 4/5 libri” per essere esperti di una materia, oppure per poter anche solo rivendicare qualcosa) – che il fascino esercitato dal tre volte borgomastro di Vienna Karl Lueger sul giovane De Gasperi rappresenta una pagina buia, all’interno della sua carriera.
È pur vero che Lueger seppe condurre la Vienna fin de siècle verso la modernizzazione con la realizzazione di riforme e opere importanti (dalle quali oggi la sinistra e i movimenti anti-razzisti vorrebbero – e in certi casi sono pure riusciti – cancellare il suo nome, ma è altrettanto vero che il borgomastro è conosciuto soprattutto per essere stato un fervente antisemita (tanto da essere più volte esaltato da Adolf Hitler in persona, che addirittura compare in una foto di un comizio del Partito Cristiano-Sociale di Lueger scattata a Vienna) e uno dei primi politici populisti d’Europa (lo si ricorda infatti per affermazioni come “Wer Jude ist, das bestimme ich”- in italiano “Decido io chi è ebreo” – citato successivamente più volte anche da Herman Göring, l’opulento maresciallo del Terzo Reich). De Gasperi condivise in gioventù l’antisemitismo di Lueger, alimentato dal pregiudizio tanto diffuso quanto generico del “capitalismo monopolizzato dagli ebrei”, ma in epoca adulta lo ricontestualizzò affermando in un articolo scritto per la rubrica di politica internazionale dell’”Illustrazione Vaticana” che l’antisemitismo di Lueger deve essere considerato “soltanto come una politica necessaria di difesa economica, imposta dalle condizioni ambientali del momento … mentre l’opera di ricostruzione positiva e duratura doveva essere la riforma sociale e cristiana”.
Da riconsiderare poi l’errata citazione – secondo Piccoli da attribuire a Giulio Andreotti, ma che in realtà fu rilasciata in un’intervista dallo stesso Alcide De Gasperi al Messaggero il 17 aprile 1948 – che parla della DC come “un partito di centro che cammina verso sinistra”. È infatti noto a tutti – tranne ancora una volta al notaio Piccoli – che la DC non aveva bisogno di “guardare” a sinistra – posto che con il Degasperi IV si ruppe l’unità del Governo dei partiti del CLN escludendone il PCI – perché le riforme era in grado di portarle a casa anche senza di essa e soprattutto senza consegnare l’Italia nelle mani di Stalin e dei suoi ingenti finanziamenti – per averne riprova basta fare un giro per le valli del Trentino e chiedere dei trattori “Belarus” che arrivavano presso i circoli PCI – al Fronte Popolare Comunista.
Premesso poi che Marcello Carli – sostenuto anche da AGIRE per il Trentino (che – anche secondo quanto previsto dal suo statuto – si ispira ai valori basilari della Chiesa cattolica) – è un candidato di centro e non di destra come lo vorrebbe Piccoli, mi piacerebbe sapere cosa direbbe Alcide Degasperi, sapendo che uno che ha scritto 4/5 libri su di lui e che viene dalla DC, ora sostiene un uomo del sindacato comunista CGIL che, ad oltre 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino, ha ancora come stendardo la bandiera rossa (simbolo di morte ed oppressione per oltre 60 milioni di persone) senza contare il sostegno del candidato sindaco a politiche come: l’utero in affitto, l’aborto e le lobby LGBTQ+ fautrici della disgregazione del ruolo della famiglia naturale. Probabilmente De Gasperi si limiterebbe a dirgli che “Nell’urna elettorale Dio ti vede, Stalin no” oppure a controllargli i piedi in cerca dello “zoccolo del diavolo”. Noi – come diceva lo statista trentino– sappiamo che “oggi belano i comunisti, ma ben conosciamo le loro zanne e lo zoccolo da caproni”.
Cons. Claudio Cia
Segretario Politico di AGIRE per il Trentino
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