Il 9 giugno scorso ho depositato una richiesta d'accesso agli atti in merito alla sentenza di condanna del presidente del Consiglio provinciale per il licenziamento illegittimo di un suo collaboratore, scelta improvvidamente avallata dall'Ufficio di presidenza del Consiglio stesso. A oggi la Segreteria Generale del Consiglio non si è ancora degnata di fornire quanto richiesto, in quello che nella migliore delle ipotesi appare come un tentativo di prendere tempo.
La questione è di per sé semplice: la grave condanna subita da una figura che dovrebbe essere di garanzia come quella del presidente del Consiglio provinciale può arrivare a pregiudicarne la legittimità e quindi ad offuscare il prestigio dell’Istituzione stessa. Siccome in ballo ci sono questioni più importanti per l'interesse collettivo del destino di un singolo, correttezza vuole che ci si muova politicamente sulla base dei fatti e non delle mere opinioni. Per questo ho chiesto di avere accesso a tutta la documentazione del caso prima della seduta del Consiglio che si terrà la settimana prossima. La risposta avrebbe potuto (e dovuto) essere immediata, invece qualcuno o qualcosa ha rallentato tutto ed è inevitabile pensare ciò stia avvenendo perché le informazioni richieste sono considerate in qualche modo delicate rispetto agli interessi del presidente Kaswalder. In casi come questi l’attenzione a dimostrare trasparenza e correttezza dovrebbe essere massima ed è un segno del degrado istituzionale cui siamo arrivati se invece di rispondere con celerità ad una richiesta di accesso agli atti si sceglie di allungare i tempi, nascondendo di fatto le informazioni ed impedendo quindi ad un Consigliere provinciale di poter svolgere tutte le valutazioni del caso prima di esprimersi.
Stando a quanto è trapelato finora la posizione mia e del M5S trentino è che sia opportuno il presidente Kaswalder si dimetta e che altrettanto facciano tutti coloro che in Ufficio di presidenza hanno avallato le sue scelte dichiarate illegittime dai giudici, scelte che, giova ricordarlo, rischiano di costare ai cittadini circa 240 mila euro. Questo in base alle informazioni che abbiamo a disposizione. Il quadro delle responsabilità potrebbe però risultare aggravato o lenito sulla base della documentazione esaustiva che abbiamo richiesto e che fino ad oggi non ci è ancora stata messa a disposizione in questo dando l'impressione di non voler fare chiarezza quando di non agire apertamente per “sopire, troncare, troncare, sopire” come da antichissima e collaudata prassi pre unitaria, un modo di agire evidentemente ben interiorizzato anche dagli esegeti del “pantirolesimo” di maniera.
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Alex Marini (M5S)
Consigliere della Provincia autonoma di Trento
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