Sono trascorsi quasi tre mesi dall'inizio dal lockdown ed è partita la cosiddetta fase 3, che consente la libera circolazione in tutta Italia senza condizione e con i cittadini dell'area Schengen e della Gran Bretagna che possono venire nel nostro paese senza obbligo di quarantena e senza altre restrizioni che non siano quelle in vigore per tutti: divieto di assembramento, mantenimento della distanza interpersonale e uso della mascherina nei luoghi chiusi.
L'Italia conta ad oggi 33.846 morti, il Trentino 468, un bilancio terribile che invita alla prudenza.
Fase 3, dunque, che non significa normalità. Si tratta della fase più complessa in cui sono fondamentali, forse più di prima, i comportamenti e il senso di responsabilità.
A livello nazionale sono state stabilite delle norme che riguardano le stazioni ferroviarie. Con un decreto del Ministro dei Trasporti è diventata obbligatoria la misurazione della febbre per chi viaggia con l'Alta Velocità o con gli intercity: ci saranno degli ingressi dedicati nelle stazioni e, in caso si abbia più di 37,5°C, non sarà consentito l'accesso a bordo del treno.
Ogni Regione può agire autonomamente, sempre nel rispetto delle misure decise a livello nazionale, e decidere attraverso quale strumento aumentare o migliorare i controlli.
Ho ricevuto segnalazioni che fino ad oggi nulla è cambiato alla stazione ferroviaria di Trento. La gente sosta nell'atrio e sulle pensiline anche in gruppi o comunque molto ravvicinati, usa l'ascensore, senza alcun tipo di controllo. Non esistono disinfettanti per le mani. Insomma nessuna delle precauzioni che ci si aspetterebbe in un momento di ripresa dei viaggi e quindi di aumentata necessità di potenziare le misure di prevenzione sanitaria al fine di evitare la recrudescenza del Coronavirus.
Tutto ciò premesso interrogo il presidente della Provincia di Trento per sapere:
Cons. Lucia Coppola
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