La vicenda del licenziamento (illegittimo) di Walter Pruner costringe a una seria riflessione sulla politica e sulla partecipazione alla stessa in Trentino.
Al di là dei risvolti legali, nei quali non vogliamo entrare, è il dato politico ad emergere in tutta la sua preoccupante gravità. Il giudice del lavoro, infatti, nel condannare il Consiglio provinciale, nella figura del Presidente Kaswalder, ha chiaramente evidenziato come l’illegittimità stia nella motivazione del licenziamento, attribuibile alla partecipazione di Walter Pruner al congresso del PATT. Sorvolando sul fatto che il congresso fosse quello del nostro Partito, non può passare il messaggio che la semplice partecipazione di una persona, tra l’altro in qualità di osservatore, ad un incontro di Partito diventi motivo di ritorsione. In un’epoca in cui sempre più la politica viene percepita come distante, tanto che uno dei principali partiti è stato per un periodo un movimento contro il sistema e contro la politica stessa, messaggi ed azioni come il licenziamento di Walter Pruner vanno ad aggravare il quadro.
La democrazia può permettere ancora ai cittadini d’informarsi, ascoltare e partecipare o ci stiamo pericolosamente avvicinando a sistemi di tipo autoritario?
È vero che ultimamente la politica, purtroppo anche quella provinciale, ci ha insegnato che non esiste limite al peggio, tuttavia auspichiamo, da parte dei trentini, una sempre maggiore attenzione ad episodi di questo tipo.
Tanto per citare un altro esempio, un assessore comunale evidenzia le difficoltà nel riuscire a rispettare le tempistiche calate dall’alto dalla Provincia per la riapertura delle scuole dell’infanzia, risulta quantomeno ridicola la reazione stizzita della capogruppo del primo partito del Trentino che corre ad incensare l’operato provinciale scaricando le colpe sui comuni che, in questa emergenza sanitaria, hanno già dovuto fare molto di più di quanto sarebbe di loro competenza.
La politica è partecipazione, incontro e anche scontro, ma non dovrebbe essere tifoseria. Chi ha la responsabilità di amministrare dovrebbe farlo nel bene di tutti, accettando anche chi la pensa diversamente, anzi cercando di rispondere proprio a questi ultimi. Se, invece, chi la pensa diversamente è un elemento da mettere in disparte, se chi si interessa di cosa pubblica deve farlo solo seguendo le idee di chi comanda pena licenziamento\ritorsione\esclusione, allora significa che tempi bui attendono l’Autonomia del Trentino.
Con buona pace di chi, un tempo, lanciava strali contro la cosiddetta “magnadora” invitando i sindaci a opporsi al potere provinciale e ora, passato dall’altra parte della barricata, da opposizione a governo, segue proprio quei principi.
Ufficio stampa Partito Autonomista Trentino Tirolese
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