La crisi economica e sanitaria che ha travolto anche il nostro territorio in questi mesi ci ha posti di fronte a nuovi problemi e incertezze. Questo però non significa che non possiamo volgere lo sguardo anche su altre realtà che comunque ci riguardano.
Ho visionato con sgomento il video relativo a due persone che a bordo di una Panda 4X4 inseguono a forte velocità due orsi lungo una strada forestale della val Rendena. Pare che il video sia stato girato circa 20 giorni fa in val San Valentino (Val Rendena), e che la Forestale ne fosse a conoscenza.
L’orsa, riconoscibile dalla zoppia con la quale cercava scampo dalla crudeltà e stoltezza dei disturbatori, pare fosse F20. Vicino a lei il suo cucciolo.
Il comportamento incivile delle persone a bordo dell’utilitaria lascia attoniti. Difficile immaginare che tipo di divertimento si possa trarre dal terrorizzare due orsi e pare purtroppo che quello descritto non sia un caso isolato, anzi l’ultimo di una lunga serie.
Ritengo che poco si possa fare per “educare” al rispetto persone che evidentemente sono prive delle basi elementari della civile convivenza. Ritengo che il solo modo per disincentivare questo tipo di “attività ludica” sia comminare pesanti multe pecuniarie.
Prendiamo come esempio il comportamento esemplare tenuto dal ragazzino e da suo padre che recentemente a Sporminore hanno incontrato l’orso.
E’ noto che l’accettazione della presenza dell’orso da parte della popolazione è diminuita negli anni anche a causa della diffusione di falsità finalizzate a fomentare la paura.
L’orso non è un peluche e quindi in sua presenza è necessario evitare atteggiamenti di minaccia, per esempio mandando incontro i cani che possono scatenare reazioni di paura e aggressività. Ritengo importante invece fare crescere nella popolazione la cultura dell’accoglienza di questi grandi mammiferi e ricordare che l’orso fa parte, oltre che del nostro ecosistema, anche della nostra cultura.
Proteggendo l’orso tuteliamo l’ambiente in cui vive, le montagne, e quindi siamo noi stessi a trarne beneficio vivendo in un territorio non degradato, sano e funzionalmente integro. Perché l’orso ha sempre fatto parte degli ecosistemi alpini, le nostre montagne sono ancora idonee a ospitare una popolazione vitale e stabile di orso, come ha dimostrato lo studio di fattibilità prodotto prima dell’inizio del progetto di reintroduzione finanziato dalla comunità europea, LIFE Ursus.
La sua presenza stabile, in un’area come il Trentino densamente antropizzata, solleva indubbiamente conflitti anche gravi con l’uomo. L’orso può infatti causare danni alle attività umane, in particolare alla zootecnia e all’apicoltura, incrinando la soglia di tolleranza nei suoi confronti. Spesso in zone ricche di cibo “facile” gli orsi meno timidi e spaventati dalla presenza umana imparano presto a frequentarle per alimentarsi. Questi orsi rappresentano un bassa percentuale dell’intera popolazione e su di essi si deve agire per mantenere alto il livello di elusività della popolazione nel suo complesso e ridurre pertanto i possibili danni e i conseguenti conflitti.
La possibile convivenza tra l’uomo e l’orso è indissolubilmente legata a come vengono gestiti i conflitti che possono nascere, ovvero come le amministrazioni saranno in grado di sostenere la prevenzione dei danni che l’orso potrà causare e un’efficace rifusione dei danni stessi.
Il futuro dell’orso sulle Alpi dovrà necessariamente passare attraverso l’acquisizione di una maggiore sensibilità e “coscienza” ecologica da parte dell’uomo, attraverso un’efficace mitigazione dei conflitti, una corretta educazione alle regole della convivenza e del rispetto reciproci.
Una pacifica convivenza è possibile.
Ciò premesso interrogo il presidente della Provincia di Trento e l’assessora competente per sapere:
Cons. Lucia Coppola
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