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La grande opera al Teatro Sociale di Trento con “Omaggio a Puccini”

da venerdì 20 a domenica 22 settembre - Teatro Sociale


Nel Centenario della morte di Giacomo Puccini, il Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento e Riva del Garda, in collaborazione e con il sostegno del Centro Servizi Culturali Santa Chiara, hanno voluto rendere omaggio al celebre compositore lucchese portando in scena al Teatro Sociale di Trento “Omaggio a Puccini”, opera che vedrà esibirsi l’Orchestra del Conservatorio Bonporti diretta da Andrea Raffanini, con collaborazioni esterne degli studenti dei Conservatori di Bolzano e Verona e della Scuola musicale Il Diapason di Trento.

“Omaggio a Puccini” verrà proposto in tripla replica: venerdì 20 e sabato 21 settembre (ore 20), e domenica 22 settembre alle ore 16. È inoltre prevista una ulteriore replica riservata alle scuole in programma venerdì 20 settembre alle ore 10.30.

Diretto dalla regista Gabriela Medetti, “Omaggio a Puccini” viene proposto al Teatro Sociale di Trento in due parti: dopo una prima parte intitolata “Eroine pucciniane”, che si concentrerà in modo particolare sull'esecuzione delle più famose arie d'opera "al femminile", nella seconda parte dello spettacolo verrà invece rappresentata l'unica opera comica di Puccini, “Gianni Schicchi”, che per l'occasione, venerdì 20, vedrà cantare al Sociale il Maestro Alessandro Corbelli nel ruolo del "folletto" dantesco, ovvero Gianni Schicchi, unitamente ai giovani cantanti e ai giovani musicisti del Conservatorio. Alessandro Corbelli è attualmente uno dei più grandi interpreti di Gianni Schicchi, ruolo che ha sostenuto nei maggiori teatri al mondo.

Opera in atto unico, “Gianni Schicchi” fu rappresentata per la prima volta in pubblico al Metropolitan di New York, il 14 dicembre 1918, assieme agli altri due atti unici “Il Tabarro” e “Suor Angelica”, riuniti sotto il nome di “Trittico”. Giacomo Puccini (1858-1924), suo malgrado, non poté essere presente all’evento dato che l’Italia si stava rimettendo in piedi dalle devastazioni della Grande Guerra, terminata da appena un mese, e in quel periodo risultava oltretutto impegnativo affrontare viaggi intercontinentali.

I tre atti sono sviluppati in modo del tutto autonomo fra di essi e non presentano caratteristiche che li rendano complementari o collegati da un filo conduttore comune. Per tale motivo, nel corso degli anni sono stati eseguiti sovente singolarmente, nonostante la iniziale concezione unitaria, ideata al momento del concepimento da Puccini (rispettata anche alla prima europea, avvenuta al Costanzi l’11 gennaio del 1919) ma ben presto abbandonata, in più occasioni, negli anni a venire. Fra le cause dell’esecuzione autonoma dei tre atti pesa sicuramente anche il parere autorevole del direttore d’orchestra Arturo Toscanini che predilesse, fin da subito, Gianni Schicchi, a scapito degli altri due quadri. I rapporti fra Puccini e il direttore parmense furono per diverso tempo altalenanti e basati su una reciproca diffidenza; ciò creò ulteriori difficoltà nella realizzazione completa dell’intero Trittico, che l’editore Ricordi avrebbe voluto affidare proprio alla conduzione del Toscanini.

Per quanto riguarda la stesura del libretto, determinante fu il rapporto amichevole e collaborativo fra il compositore e lo scrittore regista Giovacchino Forzano (1883-1970), che seppe interpretare nel modo migliore i suggerimenti di Puccini per la composizione dei testi relativi a Gianni Schicchi e a Suor Angelica (il libretto de Il Tabarro fu, invece, realizzato da Giuseppe Adami).

Rispetto ai propositi iniziali di Puccini, che intendeva realizzare una trilogia basata sulla Divina Commedia, solamente “Gianni Schicchi” prende spunto dal capolavoro dantesco. Il riferimento è al XXX canto dell’Inferno (vv. 31-33, 40-45) in cui Dante descrive Gianni Schicchi, personaggio realmente esistito nella Firenze dell’epoca, appartenente alla stirpe dei Cavalcanti, e inserito nella bolgia dei falsari per essersi sostituito a Buoso Donati il Vecchio.

Nell’atto unico, aspetti legati all’avidità, all’opportunismo e, in sostanza, alla meschinità dell’animo umano vengono descritti attraverso l’utilizzo dell’ironia, del grottesco e del tragicomico. Il quadro scorre in un susseguirsi di arie e recitativi (senza soluzione di continuità e senza più la netta separazione a livello musicale fra recitativo e aria, tipica dei secoli precedenti) intervallati da duetti e da momenti d’insieme, con più personaggi in azione. Sono inoltre presenti alcune parti in forma recitata/declamata: il più esplicito è il breve monologo che chiude l’atto, affidato a Gianni Schicchi, che si rivolge direttamente agli spettatori chiedendo un caloroso applauso “con licenza del gran padre Dante”. Fra le arie va sicuramente citata quella di Lauretta “O mio babbino caro”, considerata fra le più significative dell’intera composizione.

Per maggiori informazioni visitare il sito www.centrosantachiara.it o chiamare il numero verde 800013952.

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