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Cosa si prova a entrare in una grotta preistorica? Quando è nata la creatività? E qual è stato il primo animale raffigurato nelle pitture paleolitiche? Tre incontri collaterali alla mostra “Lascaux Experience. La grotta dei racconti perduti”, al MUSE fino al 12 febbraio 2023, mettono in dialogo ricercatori e divulgatori impegnati sul tema dell’arte paleolitica, non solo dal punto di vista archeologico. Tra le proposte, anche un’esperienza “ancestrale” di alterazione degli stati di coscienza.
La rassegna “Attorno a Lascaux. Tre incontri fra arte, cervello e spiritualità”, dedicata ai lati meno conosciuti della famosa caverna francese, si apre martedì 18 ottobre alle 18.30 con l'inusuale incontro dal titolo “Creatività e stati alterati di coscienza nelle grotte paleolitiche”. Insieme a Nicola De Pisapia, professore associato in Neuroscienze Cognitive al Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive (DIPSCO) dell’Università di Trento, si cercherà di capire come si comporta il nostro cervello quando entriamo in una grotta profonda e come la nostra creatività artistica può essere influenzata da stimoli visivi e uditivi esterni. Non una semplice conferenza: i partecipanti all’evento saranno coinvolti in un esperimento pratico (circa 20 minuti) con suoni e luci per indurre una lieve alterazione dello stato di coscienza, simile a quella che potevano sperimentare i nostri antenati paleolitici esplorando una grotta dipinta.
Il secondo incontro si terrà giovedì 10 novembre (sempre alle 18.30) e vedrà la partecipazione di Sara Hejazi, antropologa e ricercatrice del Centro Studi Religiosi della Fondazione Bruno Kessler di Trento, del centro Jean Monnet della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento e della Al Farabi Kazakh National University in Kazakistan. Nel suo intervento, dal titolo “Homo e altri animali: un rapporto spirituale dalla preistoria a oggi”, si soffermerà sul nostro rapporto con il mondo animale tra arte e spiritualità. Gli animali sono uno dei primi soggetti che l'essere umano, a partire da più di 30.000 anni fa, ha disegnato sulle pareti di anfratti e cavità, ma ancora oggi rimangono molti interrogativi sui loro significati simbolici e religiosi.
Infine, giovedì 15 dicembre il terzo e ultimo incontro della rassegna: Francesco d’Errico, archeologo e professore alle università di Bordeaux e di Bergen, ripercorrerà le tracce dell’evoluzione umana, dai primi ominidi africani alla nostra specie, Homo sapiens, per risalire alle origini del pensiero simbolico e del concetto di arte.
“L’arte paleolitica – spiega Luca Scoz, archeologo e mediatore scientifico del MUSE - non è solo una manifestazione della creatività umana: dietro a essa si nascondono significati profondi e complessi che oggi fatichiamo a riconoscere ma, a distanza di millenni, possono ancora emozionarci e interrogarci sul nostro posto nella natura. Gli studiosi hanno proposto negli anni molte interpretazioni, in questo ciclo di incontri ne esploreremo alcune con gli occhi della scienza e dell’antropologia”.
I tre appuntamenti, gratuiti con prenotazione su Ticketlandia, sono collaterali alla mostra “Lascaux Experience. La grotta dei racconti perduti”, visitabile al MUSE fino al 12 febbraio 2023. I partecipanti agli incontri riceveranno un buono gratuito per la visita virtuale alla grotta di Lascaux con la tecnologia Oculus (da prenotare sul sito muse.it al momento dell’acquisto del biglietto d’ingresso).
Ufficio stampa MUSE - Museo delle Scienze di Trento
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Biografie
Nicola De Pisapia è professore associato in Neuroscienze Cognitive presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive (DIPSCO) dell’Università di Trento, dove insegna ergonomia cognitiva, reti neurali artificiali, neuroscienze degli stati alterati di coscienza e degli stati meditativi.
Sara Hejazi è antropologa e ricercatrice presso il Centro Studi Religiosi della Fondazione Bruno Kessler di Trento e presso il centro Jean Monnet della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento. Insegna Global Studies and Anthropology of Modernity presso la Al Farabi Kazakh National University. Tra i suoi saggi, La fine del sesso? Relazioni e legami nell’era digitale (2017) e Il senso della specie. Perché la cultura planetaria è il destino dell’umanità (2021).
Francesco D’Errico è archeologo. Ha lavorato in diverse Università europee e americane. Ora è direttore della ricerca del Centre national de la recherche scientifique presso l’Università di Bordeaux e professore presso il Centre for Early Sapiens Behaviour dell’Università di Bergen.
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