Il 31 marzo si è conclusa la raccolta sistematica dei segni di presenza del lupo, la “fase uno” del primo monitoraggio nazionale del lupo, iniziato nell’autunno 2020. Il monitoraggio nazionale è stato promosso dal Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero per la Transizione Ecologica) ed è stato coordinato da ISPRA.
Il progetto LIFE WolfAlps EU ha svolto il coordinamento del monitoraggio sulle regioni alpine, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, e sull’Appennino Ligure-Piemontese. In quest’area sono stati impegnati complessivamente circa 1000 operatori, che hanno percorso circa 1250 itinerari prestabiliti (transetti), ripetendoli periodicamente da ottobre a marzo fino a coprire una distanza di oltre 8000 chilometri.
La raccolta dati è stata possibile grazie a un network cui fanno parte Regioni, Province autonome, Parchi Nazionali e regionali, carabinieri forestali, tecnici dei comprensori di caccia e quaranta associazioni.
Anche la Provincia Autonoma di Trento ha aderito al monitoraggio e ha affidato il coordinamento delle attività di monitoraggio al MUSE-Museo delle Scienze. Nella Provincia sono stati coinvolti e formati circa 80 operatoritra personale e collaboratori del Muse, personale di sorveglianza e tecnici dell’Associazione Cacciatori Trentini, e volontari afferenti a varie associazioni (SAT-CAI, Io non ho paura del lupo, WWF Trentino e Aigae). Sono stati definiti 60 transetti, percorsi e perlustrati mensilmente per la raccolta dei segni di presenza, come escrementi e piste (una serie continua di impronte). Oltre ai transetti, lungo i percorsi potenzialmente più utilizzati dai lupi, presso segni di marcatura o resti di predazioni, sono state installate delle fototrappole. Si uniscono a questo campionamento sistematico i dati occasionali (segni di presenza trovati al di fuori dei percorsi e delle uscite prestabiliti, oltre ad avvistamenti provenienti da diverse fonti e quelli raccolti dalla Provincia tramite il Corpo Forestale. Indicativamente sono stati raccolti 190 indici di presenza attraverso il monitoraggio sistematico e circa 70 attraverso quello opportunistico, senza considerare i dati provenienti dalle fototrappole.
Il lavoro di campo ha richiesto uno sforzo importante, ma necessario. Infatti non è possibile fare una conta diretta ed esaustiva dei lupi presenti sul territorio italiano, perché si tratta di una specie elusiva che occupa territori di grande estensione. La vera novità del 2020-2021 è che per la prima volta è stato usato un metodo rigoroso e sistematico di raccolta dei segni di presenza su scala nazionale: le istituzioni e le associazioni hanno unito le forze a scala nazionale per stimare la distribuzione e la consistenza del lupo dalle Alpi alla Calabria e alla Puglia. Fino a oggi, dal punto di vista del monitoraggio del lupo, la Penisola era divisa in due: sulle Alpi i dati erano più precisi perché, a partire dal ritorno dei primi branchi negli anni ‘90, sono stati raccolti in coordinato, seppure con qualche discontinuità (mancano, per esempio di dati dal 2012 al 2014 e quelli dal 2019 al 2020 per alcune aree delle Alpi). Nel periodo 2017-2018 erano stati stimati nelle regioni alpine Italiane almeno 293 esemplari (un dato ormai obsoleto). Invece nel resto d’Italia i monitoraggi non erano svolti in modo coordinato su tutto il territorio, ma erano a cura dei singoli Enti e amministrazioni (quindi con modalità e tempistiche non uniformi). Mettendo insieme i parametri raccolti, si era ipotizzata per l’Italia peninsulare la presenza di un numero di lupi compreso tra 1000 e 2500.
Ad aprile è iniziata la “fase due” del monitoraggio: la validazione e archiviazione di tutti i dati raccolti l’invio dei campioni biologici ai vari laboratori di genetica di riferimento. Per il Trentino le analisi genetiche saranno effettuate presso la Fondazione Edmund Mach (FEM) di San Michele all’Adige, analisi che permetteranno di identificare parte degli individui presenti sul territorio, comprenderne le relazioni di parentela e la provenienza.
Una volta terminate le analisi genetiche, i risultati ottenuti saranno integrati con le informazioni ricavate da video- e fototrappolaggi, osservazioni dirette verificate, piste di impronte e wolf-howling (ululati indotti per documentare la presenza di cucciolate). La fase finale vedrà l’elaborazione dei dati raccolti, con l’applicazione di modelli statistici e il supporto di un gruppo di ricercatori per ottenere la stima di distribuzione e abbondanza della popolazione del lupo in Italia.
Alla fine del 2021 potremo quindi disporre della prima stima a livello nazionale. Un dato importante, finalmente a disposizione delle istituzioni, che sono tenute a comunicare periodicamente alla Commissione Europea i dati relativi allo status di conservazione del lupo (essendo la specie inserita nell’allegato D della direttiva Habitat come “specie prioritaria, di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa”) e a prendere decisioni che, con l’espansione della popolazione in zone nuove, alcune a bassa quota, pongono di fronte a scelte inedite.
Il primo passo verso qualsiasi tipo di ipotesi per la gestione della specie lupo è la conoscenza scientifica dello status della popolazione – per questo i dati del monitoraggio sono fondamentali. Un ringraziamento speciale va ai volontari, che a loro spese e nel tempo libero hanno dato un contributo fondamentale, e ai cofinanziatori del progetto LIFE, e – in particolare – a Fondazione Capellino che riveste un ruolo di primo piano.
Ufficio stampa Life WolfAlps EU
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