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E' una proposta culturale che intende promuovere e diffondere la conoscenza della Venere del Gaban, intersecando, come negli anni passati, piani scientifici archeologici e piani sociali e antropologici, sia dell’antichità che della contemporaneità, implementando quest’anno le azioni culturali con un’azione di disseminazione per creare “memoria”.
L’obiettivo comune de “Il canto della Venere” è dunque quello di diffondere maggiormente un reperto del Neolitico che si pone quale stimolo di riflessioni sull’appartenenza al territorio, diffondendo ed ampliando la conoscenza del Riparo Gaban di Trento e dei suoi reperti.
Al contempo indaga l’essere uomini e donne nel tessuto sociale contemporaneo facendo riferimento ad altre cosmogonie di pensiero che potevano essere presenti all’epoca, per dare maturazione allo sviluppo di nuovi sistemi di pensiero odierni per re-immaginare una contemporaneità più paritaria.
Il tutto ispirandosi al prezioso ritrovamento archeologico rinvenuto presso il Riparo Gaban a Martignano di Trento, che rappresenta una figura di Venere dai tratti femminili accentuati, chiamata “la Venere del Gaban”, il Comitato Falenablu promuove una raccolta di ricerche e memorie ed un evento culturale site-specific che unisce diverse agenzie territoriali.
Da sei anni il progetto si rinnova ogni anno con declinazioni diverse e quest’anno diviene contenitore di amplificazione per costruire memoria e per il rilancio e la diffusione di un reperto archeologico che rimane tuttora poco conosciuto e poco valutato.
La Venere del Gaban è reperto archeologico noto a livello internazionale rappresentante una Dea Madre, custodito presso il Muse e studiato da illustri nomi dell’archeologia internazionale a partire da Marija Gimbutas che l’aveva inserita nel suo libro “Il linguaggio della Dea”.
La piccola Venere su placchetta ossea associa elementi figurativi tipici delle culture neolitiche (la vulva situata al centro della figura con la rappresentazione del motivo alberiforme e lo schema delle braccia a gruccia), a caratteri puramente mesolitici (utilizzo dell’osso come supporto, mancanza dei piedi) ed è riconosciuta internazionalmente come simbolo per definire il fenomeno di acculturazione delle popolazioni mesolitiche. Per le caratteristiche simboliche che riporta ci testimonia una cultura di 7000 anni fa vissuta sul nostro territorio che dava grande importanza al ruolo femminile e alla fertilità, valorizzando la visione femminile del mondo e l’armonia dei cicli naturali.
Il Riparo Gaban costituisce uno dei principali siti di riferimento per lo studio della preistoria dell’arco alpino ed attualmente gli scavi sono diretti dalla prof.ssa Pedrotti dell'Università di Trento.
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