Il Comune di Nago – Torbole ha rinnovato il protocollo d’intesa per le attività di ricerca e la valorizzazione dei resti archeologici sul Dosso di Castel Penede. L’accordo è triennale e fa seguito al primo, avviato nel 2019 coinvolgendo il Comune, la Provincia con la Soprintendenza per i beni culturali e l’Università di Trento (Dipartimento di Lettere e Filosofia, cattedra Archeologia classica).
I primi scavi, nel 2019, fecero scoprire una vasta cittadella romana e Doss Penede sembra configurarsi come un grande vicus insistente su preesistenze della seconda Età del Ferro; sviluppatosi verosimilmente in età augustea; dotato di posizione strategica privilegiata in grado di garantire un controllo perfetto sull’Alto Garda, sulla bassa valle del Sarca e sulla via di collegamento tra Sarca e valle dell’Adige; abbandonato entro la fine del III secolo d.C.
L’impegno del Comune sarà di 25 mila euro l’anno per il triennio 2022-2024.
Il sindaco Gianni Morandi coglie l’occasione di questo rinnovo per spiegare quanto è stato fatto e come si intende procedere. «I lavori vanno avanti e va spiegato alle persone che le campagne di scavo durano normalmente 2 o 3 mesi ogni anno: a quelle attività devono infatti seguire lunghi periodi di ricerca, archiviazione e analisi di laboratorio. Abbiamo visto partecipare, a queste ricerche, anche docenti di altre università, perché il sito è veramente interessante. Nel recente passato abbiamo già organizzato visite guidate e serate informative: lo stesso faremo quest’estate, ci potranno anche essere delle pubblicazioni.
Per Nago-Torbole questa è un’opportunità di sviluppo e di crescita culturale ma anche turistica, che ci può dare un’occasione per differenziare la nostra offerta. Fermo restando infatti il valore indiscutibile dell’outdoor, Doss Penede ci offre un’occasione dal punto di vista storico ma anche paesaggistico, vista la sua collocazione ideale a dominare il territorio sottostante. Qui, in pochi metri, si concentrano 2000 anni di storia: dai ritrovamenti romani, al castello del 1200 fino ai forti del 1860.
Sappiamo che molti vorrebbero visitare il sito ma, coi lavori in corso, la cosa va studiata con attenzione: stiamo operando per dare questa possibilità entro l’anno, garantendo scavi e sicurezza assieme. Nessuna amministrazione, prima di noi, aveva investito così fortemente su questa zona: una scelta partita per caso, dalla scoperta di un ex operaio, che ha dato il via all’intuizione di iniziare gli scavi. Allora c’erano solo i ruderi del castello, nascosti dalla boscaglia. In tre anni abbiamo speso circa 500 mila euro e non ci fermeremo.
Va in questa direzione anche la scelta di non mettere sul mercato il Forte Alto come ristorante: l’idea è quella di farne un polo culturale che sia il riferimento centrale di questa importante area archeologica e storica».
Ufficio stampa Comune di Nago-Torbole
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