La memoria conclusionale della Corte dei Conti ha evidenziato perplessità sull’ingresso della PAT in Itas in qualità di socio sovventore; perplessità che avevamo già esposto in Consiglio provinciale durante la discussione dell’assestamento di bilancio anticipato che avrebbe dovuto riguardare imprese e lavoratori colpiti dall’emergenza pandemica. Le finalità dell’operazione sicuramente hanno poco a che vedere con gli effetti del Covid ed inoltre, secondo l’opinione della procura, risultano “non coerenti con i fini istituzionali della Provincia.” Infatti Itas non è una società no profit e, ancorché mantenga la struttura di mutua assicuratrice, adotta per legge tutte le regole del mercato in cui opera ed è esposta ai rischi tipici di ogni impresa.
L’oggetto sociale è chiaro: “La Mutua ha lo scopo di favorire i propri Soci nelle loro esigenze ed operazioni di carattere assicurativo (…)”. Nessun riferimento quindi a servizi sociali o collegati ad istituzioni pubbliche.
Quali sono quindi concretamente i benefici diretti attesi dalla PAT a favore della popolazione? Sconti sulle polizze? Polizze ad hoc solo per i residenti a condizioni diverse rispetto a tutti gli altri? Interessi ed utili particolari a favore della PAT in virtù del proprio investimento? Nell’oggetto sociale non c'è alcunché che possa interessare direttamente la PAT. E Itas ha come riferimento tutti i propri soci, anche quelli residenti in altre province. È stata valutata l’ipotesi che, se Itas fosse chiamata a garantire qualcosa di eccezionale solo ai trentini, potrebbe correre il rischio di danneggiare gli altri assicurati o addirittura di creare disequilibri nel proprio bilancio? Se invece si esclude tutto questo, cosa intende davvero ottenere la PAT da questa operazione?
La partecipazione nel capitale di Itas Mutua attraverso il Fondo di garanzia e nella qualifica di socio-sovventore espone quindi la Provincia al rischio di perdere il proprio apporto in caso estremo. Che succederebbe in caso di difficoltà patrimoniale di Itas? Negli ultimi 3 anni Itas ha visto abbassarsi ai limiti di guardia il proprio indice di solvibilità a causa delle scelte industriali e per recuperare ha dovuto emettere un bond e rivedere una serie di costi e di progetti. La PAT può escludere a priori di sentirsi chiamata a sostenere ulteriormente Itas in futuro in caso di necessità? Mette in conto la possibilità di farla fallire, per evitare nuovi apporti di denaro svincolati da reali benefici per la comunità?
Aggiungiamo poi che l’accordo con Itas dovrebbe prevedere un posto in Cda. Nello statuto in questo momento non pare esistere questa possibilità, poiché i soci sovventori hanno appena eletto il proprio rappresentante nel Cda. Se poi la PAT dovesse davvero prendere posto in Cda, si troverebbe a dover sostenere maggiori responsabilità anche in ordine alle scelte strategiche della Compagnia, esponendosi non solo al rischio di sanzioni in caso di errori, ma anche di corresponsabilità in caso di scelte errate. La PAT ha considerato questi rischi? Come si comporterebbe in ipotesi di tagli di personale, di aumento del costo delle polizze per recuperare eventuali perdite o a fronte di contenziosi sul pagamento di sinistri? Sono domande a cui un’Amministrazione virtuosa deve dare risposta per il bene dei propri cittadini. Ed è compito di ogni Consigliere, incluso chi sostiene la maggioranza a livello provinciale, entrare nel merito con adeguate riflessioni, porre domande e chiedere chiarimenti su temi che hanno un diretto impatto sulle tasche dei contribuenti trentini.
Cons. Alessia Ambrosi
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