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Venerdì 24 marzo alle 21 nuovo appuntamento con la “Stagione di Caccia” del Portland. Una serata speciale in quanto debutterà la nuova produzione di Pequod Compagnia, lo spettacolo “Like a rolling man” dedicato al tema del cambiamento climatico, scritto e diretto da Maura Pettorruso con Stefano Pietro Detassis e il musicista Andrea Casna.
In scena al Portland venerdì 24 marzo il debutto della nuova produzione di Pequod Compagnia. Uno spettacolo che andrà in scena nell’ambito della “Stagione di Caccia” del teatro di Piedicastello e dedicato all’urgente tema del cambiamento climatico. In scena l’attore Stefano Pietro Detassis con il musicista Andrea Casna diretti da Maura Pettorruso che firma anche la drammaturgia. La riflessione iniziale che ha portato alla scrittura del testo parte da una domanda: “viviamo ancora in un mondo che può accogliere i nostri figli? E’ giusto diventare genitori oggi?”.
Domande urgenti, attuali, profonde e delle quali si temono le risposte. Attraverso il racconto di un padre, in dialogo con la futura figlia, lo spettacolo cerca di dare una risposta a questi interrogativi, muovendo la narrazione tra paura, oggettività e istinto. Ne nasce un dialogo delicato tra ricordi di infanzia, lotte quotidiane, fallimenti e speranze. Dove il futuro del pianeta coincide con il futuro di questa bambina. Dove, mano a mano che il racconto procede, scopriamo quanto le domande della figlia siano il vero motore di pensiero e di cambiamento del padre.
Parteciperà alla serata una rappresentanza di “Edera, emporio di comunità di Trento” che racconterà il proprio operato dedicato al consumo responsabile.
LIKE A ROLLING MAN
Pequod Compagnia
Di Maura Pettorruso
Con Stefano Pietro Detassis
Musiche dal vivo di Andrea Casna (basso e loop station)
Luci Federica Rigon
Una produzione Pequod Compagnia
Con il sostegno della Fondazione Caritro di Trento
Scheda spettacolo
'E' tardi! E' tardi! E' tardi!' gridava affannato il Bianconiglio in Alice nel paese delle meraviglie. 'E' tardi' è l'urlo inascoltato di un'umanità che non ha più tempo. Lo dice la scienza, lo ripete la Natura, gli fanno eco i movimenti green che in tutto il mondo lanciano appelli e guidano manifestazioni. E il teatro è una perfetta cassa di risonanza per lanciare ancora più lontano questo grido d'aiuto. LIKE A ROLLING MEN è un monologo per accogliere e tradurre in narrazione teatrale queste urgenze. Un uomo attende seduto su una panchina in un parco cittadino. A pochi passi dall'ospedale della sua città dove la compagna ha appena partorito. E' sera. I reparti riposano e lui si trova a riflettere su questo bambina che verrà. E' giusto diventare padre oggi? E che padre sarà per lui? Che mondo gli consegnerà?
Un musicista suona indifferente a fianco a lui.
L'uomo si trova a parlargli, a confidarli le sue paure per questa bambina e il suo desiderio di fare qualcosa per lei, e diventare il suo super eroe.
Un dialogo delicato tra ricordi di infanzia, lotte quotidiane, fallimenti e speranze. Dove il futuro del pianeta coincide con il futuro di questa bambina. Dove, mano a mano che il racconto procede, scopriamo quanto le domande della figlia siano il vero motore di pensiero e di cambiamento del padre.
L'IDEA
Qualcuno si ostina a liquidare i cambiamenti climatici come fake news, ma la gran parte di noi è ben consapevole che se non modifichiamo radicalmente le nostre abitudini l'umanità andrà incontro al rischio dell'estinzione di massa. Lo sappiamo, eppure non riusciamo a crederci. E di conseguenza non riusciamo ad agire. Il problema è che l'emergenza ambientale non è una storia facile da raccontare e, soprattutto, non è una buona storia: non spaventa, non affascina, non coinvolge abbastanza da indurci a cambiare la nostra vita. Per questo rimaniamo indifferenti, o paralizzati: la stessa reazione che suscitò Jan Karsky, il «testimone inascoltato», quando cercò di svelare l'orrore dell'Olocausto e non fu creduto. In tempo di guerra, veniva chiesto ai cittadini di contribuire allo sforzo bellico: ma qual è il confine tra rinuncia e sacrificio, quando in gioco c'è la nostra sopravvivenza, o la sopravvivenza dei nostri figli? E quali sono le rinunce necessarie, adesso, per salvare un mondo ormai trasformato in una immensa fattoria a cielo aperto? Perché "la crisi climatica è anche crisi della nostra capacità di credere". Jonathan Safran Foer E perché "ciascun genitore – non solo a parole, ma con le proprie scelte – possa riuscire a insegnare ai propri figli la differenza tra correre verso la morte, correre per sfuggire alla morte e correre verso la vita". Jonathan Safran Foer
Ufficio stampa Teatro Portland
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