La discussione in Consiglio regionale in merito alla neo-costituita Agenzia per la giustizia ha avuto il merito – seppure in quest’ultimo caso l’obiettivo della norma non lo tangesse minimamente – di riportare al centro del dibattito politico un tema di grande importanza, ovverosia: l’indipendenza della magistratura.
Negli scorsi anni, la foga di voler completare a tutti costi la transizione della nostra Regione (e a cascata – alla luce del costante tentativo di svuotamento della stessa e delle sue prerogative attraverso trasferimento delle competenze – delle due Province autonome) verso quello che è un “mini-Stato” ha intrappolato la nostra Autonomia in un circolo vizioso – a cui Roma si è sempre prestata molto volentieri - che ci ha portato a richiedere (l’ultimo caso è quello della proposta presentata in Commissione dei 12 relativa alla “provincializzazione” della sezione di controllo della Corte dei Conti) e ad ottenere una serie di competenze che non portano ad alcun tornaconto tangibile per i nostri cittadini e per i lavoratori del comparto ma che – in un contesto generale che vede una diminuzione delle risorse su cui la nostra Autonomia può contare, a causa del calo del gettito fiscale e dei trasferimenti statali - finiscono per impegnare delle risorse che potrebbero essere utilizzate altrove.
Nel caso della competenza relativa alla giustizia, pare infatti evidente come, di quella che era stata presentata in pompa magna come la Ferrari delle competenze autonomistiche, in realtà alla nostra Autonomia siano stati semplicemente delegati i costi vivi da pagare per farla funzionare: il cambio gomme, il superbollo, il carburante, il carrozziere ecc. Insomma, non siamo noi alla guida di questa Ferrari. All’assunzione da parte della Regione di questa onerosa competenza (che non ha alcun effetto su nomine di magistrati e dirigenti, salvaguardandone l’indipendenza), ad oggi non è ancora ben chiaro se lo Stato ci riconoscerà questi costi e se vi contribuirà, o meno, e in che modo.
In conclusione, ritengo molto curiosa la levata di scudi legata alla costituzione dell’Agenzia per la giustizia, uno strumento che – nella realtà dei fatti – dà finalmente un po’ di dignità a questo comparto, creando nell’ambito regionale un punto di riferimento unico per i bisogni legati al suo funzionamento amministrativo. Tale opposizione, dal lato dell’indipendenza della magistratura e della necessaria separazione dei poteri, appare ulteriormente ingiustificata, soprattutto se si considera che ormai nessuno si scandalizza più del fatto che sia il Consiglio provinciale di Trento che quello di Bolzano nominano dei giudice del Tar (competente a giudicare su ricorsi proposti contro atti amministrativi da parte dei privati che si ritengano lesi – in maniera non conforme all’ordinamento giuridico – in un proprio interesse legittimo) oppure della sopracitata proposta della Commissione dei 12 per permettere la nomina politica di un parte dei giudici della magistratura contabile. Qui sì che si rischia la commistione tra politica e magistratura.
Claudio Cia – Assessore regionale
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